Quasi tutti individuano nel rapporto
tra banche e imprese il punto di massima tensione in questa lunga
fase di crisi finanziaria internazionale e recessione. Chi ha buona
memoria però sa che il problema è di lunga data e mai risolto.
Soprattutto in Italia possiamo sicuramente individuare un ritardo
ancora più grave che altrove. I piccoli imprenditori (e i loro
dipendenti, di riflesso) , lo dicono i dati, sono coloro
completamente avvinghiati da questo mostro che oggi è rappresentato
dal sistema creditizio. Sono crollati i finanziamenti alle aziende e
quelle tra loro che ancora non hanno chiuso e riescono a pagare i
loro dipendenti addirittura erogano i già magri stipendi a rate. E
la stessa vita di molte aziende è messa in discussione da insolvenze
e sofferenze. Prima ancora dello tsunami di Grillo è quello dei
protesti che sta sommergendo l'Italia. Un taglio senza precedenti dei
finanziamenti a medio termine delle imprese e dei finanziamenti alle
famiglie, la diminuzione dei mutui, del mercato immobiliare e del
settore edilizio (ad opera della maledizione chiamata IMU) nonché
del credito al consumo, fa dire agli osservatori che è la poca
liquidità il tratto caratterizzante l'attuale situazione. A fronte
del dato in controtendenza dell'aumento dei prestiti bancari alla
Pubblica Amministrazione (evidentemente più temuta dal sistema
bancario) è l'aumento dei tempi di pagamento quello che ha
strangolato le imprese. E per di più il disagio è maggiore nelle
zone del Paese meno sviluppate economicamente.
Fin qui i comportamenti “macro”.
Che tuttavia , nella realtà quotidiana di molti piccoli
imprenditori, sfociano in drammi e tragedie. E' da mesi uno
stillicidio di morti da usura e anatocismo bancario. E' una tipica
guerra impari tra una potenza atomica da una parte (il potere
bancario che mette al primo posto il proprio tornaconto e interesse,
che conta potenti connivenze nello Stato, nelle istituzioni, nei CdA
delle aziende ) e i comuni cittadini, schiacciati come formiche e
debolmente tutelati da blande associazioni datoriali che fanno finta
di non vedere o si sentono improvvisamente impotenti di fronte a
questi attacchi . E intanto muoiono imprenditori, lavoratori,
chiudono aziende, famiglie finiscono sul lastrico e, facendo terra
bruciata del settore produttivo, si uccidono sul nascere le
prospettive di ripresa del nostro Paese. Noi dell'AGL abbiamo scelto
di combatterla, invece, questa guerra e di vincerla, stipulando, sin
dalla nostra nascita, una convenzione con società che attraverso
potenti software sono in grado di individuare con precisione anomalie
(anatocismo e usura, illeciti civili e penali) nel comportamento
delle banche e a quantificare quanto l'imprenditore potrebbe
recuperare, cercando di raggiungere l'obbiettivo attraverso una
strategia personalizzata tesa a scongiurare il ricorso a una
giustizia ancora troppo lenta e costosa, valorizzando i mezzi di
pacifica risoluzione delle controversie tra privati. Per sapere come
percorrere questa possibilità, basta consultare le istruzioni e i
riferimenti già presenti nei nostri siti e contattarci. Non ci
risulta che altri sindacati stiano facendo cose altrettanto concrete.
Titoloni quando muore suicida un imprenditore o un lavoratore, quando
in una famiglia scoppia una tragedia ma poco o nulla per prevenire
tutto ciò. E' triste che in un paese che si dice civile esistano
ancora questi diffusi comportamenti di sottomissione da parte di
forze sociali, alternative e antagoniste solo a parole, al potere
economico. Prima o poi un tale problema potrebbe toccare ognuno di
noi. Meglio combattere, prima che sia troppo tardi.