A parte un dettaglio ormai consueto (la
mancata consultazione, per altro non prevista come obbligatoria dalla
norma di riferimento dei sindacati rappresentativi, di cui ci
onoriamo, ormai si sarà capito, di non far parte) la prima anomalia
che a noi salta all'occhio, parlando di questo nuovo codice, è
l'asserita sua “novità”. Intendiamo dire che è veramente
stupefacente che finora non fosse esistito, in maniera generalizzata,
per tutti gli statali, un codice di questo tipo. In realtà qualcosa
esisteva (ed esiste) su questi argomenti: una serie di circolari
della funzione pubblica o delle varie amministrazioni che costituiva
un insieme abbastanza disordinato di disposizioni nate per reagire a
comportamenti censurabili che però non si colpivano (non si volevano
colpire) perchè mancava, a priori, la regola generale (cioè
riguardavano persone che non era opportuno colpire). E' a suo modo
(in Italia abbiamo inventato pure questo) una specie di Testo Unico
delle circolari (con buona pace di coloro che ritenevano che le
circolari non avessero autonoma forza normativa).Quindi , prima
perplessità, prima non esisteva nulla del genere. Forse,
considerando che siamo nel 2013, c'è stato un po' di ritardo.
Seconda perplessità: l'atto è stato adottato da un governo tecnico
che poi si è scoperto guidato da un politico schierato, non prima ma
dopo le elezioni , per evitare evidentemente di perdere qualche voto.
In Italia attendiamo da tempo una legge seria contro la corruzione,
una legge efficace contro il conflitto di interessi, una
razionalizzazione e uno snellimento della Pubblica Amministrazione in
nome di un giusto risparmio in presenza del debito pubblico che tutti
conosciamo. Evidentemente però la montagna ha partorito un topolino:
blocco degli stipendi a tutto il 2014 per gli statali, questo codice
di comportamento, esuberi a migliaia di poveri cristi di impiegati
pagati con un sussidio, amministrazioni che crescono nel numero,
spese della PA che aumentano con riferimento all'acquisto di risorse.
La digitalizzazione è un miraggio che neppure il varo tardivo in
questi giorni dell'agenda da parte di Passera ha reso più tangibile:
non ci crede, in realtà, nessuno.
Altra stranezza. Se intendiamo quella
degli statali come una categoria omogenea (qualcuno parla di casta)
che necessita di un recupero di credibilità , anche in presenza di
una autorevolezza della PA che è crollata verticalmente, ebbene,
calare un codice di questo tipo dall'alto (strano che qualcuno non se
ne sia accorto) cancella definitivamente ogni credibilità della
categoria verso l'esterno. Per il semplice motivo che non è altro
che la codificazione di una serie di banali regole di buon senso
imposta ad una massa che evidentemente è assimilata dal Governo ad
un gregge di pecoroni disubbidienti e indisciplinati, oltre che
fannulloni. Se ci pensate bene, neppure Brunetta era giunto a tanto.
La sua guerra dava dignità alla categoria, cui si riconosceva una
pericolosità propria di un nemico altrettanto forte come l'ex
ministro. Qui si è tornati al passato, al quarantennio democristiano
se non addirittura al ventennio. L'unico scopo è quello di avviare
una escalation disciplinare con valenza essenzialmente espulsiva che
sia d'ausilio all'operazione esuberi evidentemente debole nei suoi
presupposti.
In realtà sarebbe stato salvato
l'onore degli statali (riconosciamo però che la cosa non ha molto
destato il loro interesse) l'adozione, come fanno le più importanti
categorie professionali, di un codice di autoregolamentazione, che
fosse recepito in un atto normativo. Esisteva un livello di
mediazione per realizzare ciò: quello dei sindacati rappresentativi
che però non hanno avuto il coraggio (o forse solo la prontezza di
riflessi) di anticipare il governo su questo terreno. E, per inciso,
nasce spontanea una domanda che ci permettiamo , come organizzazione
sindacale nata da 9 mesi, di rivolgere ai nostri 3 milioni di
colleghi: se la contrattazione e gli stipendi sono bloccati e se
neppure su questo il governo desidera conoscere l'orientamento dei
suoi “collaboratori” e dei loro sindacati, voi a marzo dell'anno
scorso cosa avete votato a fare nelle elezioni delle RSU?
Il resto sono particolari. Ridicolo il
limite ai regali ma soprattutto la differenziazione interna sulla
base delle mansioni e dell'amministrazione di appartenenza.
Gravissimo (e sintomatico) invece che non sia passato l'altro decreto
che era in programma , quello che prevedeva limitazioni per i soli
dirigenti, relativo alle condanne penali subite e al passaggio da
ruoli politici alla dirigenza. Così come una inammissibile
limitazione della libertà e della privacy quella di dichiarare a
quali associazioni si sia iscritti. C'è chi subito ha inneggiato a
una nuova storica svolta nel rapporto tra cittadini e PA. Caso vuole
che questo codice abbia visto la luce casualmente in coincidenza
dell'uccisione, a Perugia, presso la Regione Umbria, di due
incolpevoli impiegate da parte di uno squilibrato le cui condizioni
di salute certo non sono state migliorate (anzi) dal rapporto da lui
avuto, negli ultimi mesi con la macchina burocratica. Rivolgiamo un
pensiero alla memoria delle due povere colleghe, auspicando che fatti
così terribili non abbiano a ripetersi. Diciamo però al Ministro
Patroni Griffi , al suo successore e alle forze politiche di non
dimenticare mai che la crisi nel rapporto tra cittadini, lavoratori,
imprese e la PA non è tanto provocata dal patetico “lei non sa chi
sono io” né dalla penna regalata al dirigente ma dal mancato
pagamento dei debiti della PA ai privati, dalla durata biblica dei
procedimenti, dai disservizi, dall'infedeltà e dalla corruzione. Non
aiutano a risolvere ciò gli stipendi da fame degli impiegati, il
blocco dei contratti, l'ottusità di certi dirigenti. Speriamo che i
sindacati rappresentativi , da voi scelti nella scorsa tornata
elettorale, sappiano adeguatamente parlare al nuovo governo di queste
questioni.