Confederazione Sindacale A.G.L. Alleanza Generale del Lavoro

Confederazione Sindacale A.G.L. Alleanza Generale del Lavoro
(confederazione sindacale dei lavoratori) codice fiscale: 97624870156; atto costitutivo (e statuto) registrato presso l'Agenzia delle Entrate, DP I MILANO-UT di Milano 1, in data 04/06/2012, serie 3, n.7107- sede naz.le:Via Antonio Fogazzaro 1, sc.sin. 3° piano, 20135 Milano, tel.3349091761, fax +39/1782736932, Whatsapp 3455242051, e-mail agl.alleanzageneraledellavoro@gmail.com ; e-mail certificata: alleanzageneraledellavoro@pec.it

domenica 10 marzo 2013

CODICE DI COMPORTAMENTO PER GLI STATALI: INADEGUATO A MIGLIORARE I RAPPORTI CON LA PA, ALL'INDOMANI DELLA TRAGEDIA DI PERUGIA

A parte un dettaglio ormai consueto (la mancata consultazione, per altro non prevista come obbligatoria dalla norma di riferimento dei sindacati rappresentativi, di cui ci onoriamo, ormai si sarà capito, di non far parte) la prima anomalia che a noi salta all'occhio, parlando di questo nuovo codice, è l'asserita sua “novità”. Intendiamo dire che è veramente stupefacente che finora non fosse esistito, in maniera generalizzata, per tutti gli statali, un codice di questo tipo. In realtà qualcosa esisteva (ed esiste) su questi argomenti: una serie di circolari della funzione pubblica o delle varie amministrazioni che costituiva un insieme abbastanza disordinato di disposizioni nate per reagire a comportamenti censurabili che però non si colpivano (non si volevano colpire) perchè mancava, a priori, la regola generale (cioè riguardavano persone che non era opportuno colpire). E' a suo modo (in Italia abbiamo inventato pure questo) una specie di Testo Unico delle circolari (con buona pace di coloro che ritenevano che le circolari non avessero autonoma forza normativa).Quindi , prima perplessità, prima non esisteva nulla del genere. Forse, considerando che siamo nel 2013, c'è stato un po' di ritardo. Seconda perplessità: l'atto è stato adottato da un governo tecnico che poi si è scoperto guidato da un politico schierato, non prima ma dopo le elezioni , per evitare evidentemente di perdere qualche voto. In Italia attendiamo da tempo una legge seria contro la corruzione, una legge efficace contro il conflitto di interessi, una razionalizzazione e uno snellimento della Pubblica Amministrazione in nome di un giusto risparmio in presenza del debito pubblico che tutti conosciamo. Evidentemente però la montagna ha partorito un topolino: blocco degli stipendi a tutto il 2014 per gli statali, questo codice di comportamento, esuberi a migliaia di poveri cristi di impiegati pagati con un sussidio, amministrazioni che crescono nel numero, spese della PA che aumentano con riferimento all'acquisto di risorse. La digitalizzazione è un miraggio che neppure il varo tardivo in questi giorni dell'agenda da parte di Passera ha reso più tangibile: non ci crede, in realtà, nessuno.
Altra stranezza. Se intendiamo quella degli statali come una categoria omogenea (qualcuno parla di casta) che necessita di un recupero di credibilità , anche in presenza di una autorevolezza della PA che è crollata verticalmente, ebbene, calare un codice di questo tipo dall'alto (strano che qualcuno non se ne sia accorto) cancella definitivamente ogni credibilità della categoria verso l'esterno. Per il semplice motivo che non è altro che la codificazione di una serie di banali regole di buon senso imposta ad una massa che evidentemente è assimilata dal Governo ad un gregge di pecoroni disubbidienti e indisciplinati, oltre che fannulloni. Se ci pensate bene, neppure Brunetta era giunto a tanto. La sua guerra dava dignità alla categoria, cui si riconosceva una pericolosità propria di un nemico altrettanto forte come l'ex ministro. Qui si è tornati al passato, al quarantennio democristiano se non addirittura al ventennio. L'unico scopo è quello di avviare una escalation disciplinare con valenza essenzialmente espulsiva che sia d'ausilio all'operazione esuberi evidentemente debole nei suoi presupposti.
In realtà sarebbe stato salvato l'onore degli statali (riconosciamo però che la cosa non ha molto destato il loro interesse) l'adozione, come fanno le più importanti categorie professionali, di un codice di autoregolamentazione, che fosse recepito in un atto normativo. Esisteva un livello di mediazione per realizzare ciò: quello dei sindacati rappresentativi che però non hanno avuto il coraggio (o forse solo la prontezza di riflessi) di anticipare il governo su questo terreno. E, per inciso, nasce spontanea una domanda che ci permettiamo , come organizzazione sindacale nata da 9 mesi, di rivolgere ai nostri 3 milioni di colleghi: se la contrattazione e gli stipendi sono bloccati e se neppure su questo il governo desidera conoscere l'orientamento dei suoi “collaboratori” e dei loro sindacati, voi a marzo dell'anno scorso cosa avete votato a fare nelle elezioni delle RSU?
Il resto sono particolari. Ridicolo il limite ai regali ma soprattutto la differenziazione interna sulla base delle mansioni e dell'amministrazione di appartenenza. Gravissimo (e sintomatico) invece che non sia passato l'altro decreto che era in programma , quello che prevedeva limitazioni per i soli dirigenti, relativo alle condanne penali subite e al passaggio da ruoli politici alla dirigenza. Così come una inammissibile limitazione della libertà e della privacy quella di dichiarare a quali associazioni si sia iscritti. C'è chi subito ha inneggiato a una nuova storica svolta nel rapporto tra cittadini e PA. Caso vuole che questo codice abbia visto la luce casualmente in coincidenza dell'uccisione, a Perugia, presso la Regione Umbria, di due incolpevoli impiegate da parte di uno squilibrato le cui condizioni di salute certo non sono state migliorate (anzi) dal rapporto da lui avuto, negli ultimi mesi con la macchina burocratica. Rivolgiamo un pensiero alla memoria delle due povere colleghe, auspicando che fatti così terribili non abbiano a ripetersi. Diciamo però al Ministro Patroni Griffi , al suo successore e alle forze politiche di non dimenticare mai che la crisi nel rapporto tra cittadini, lavoratori, imprese e la PA non è tanto provocata dal patetico “lei non sa chi sono io” né dalla penna regalata al dirigente ma dal mancato pagamento dei debiti della PA ai privati, dalla durata biblica dei procedimenti, dai disservizi, dall'infedeltà e dalla corruzione. Non aiutano a risolvere ciò gli stipendi da fame degli impiegati, il blocco dei contratti, l'ottusità di certi dirigenti. Speriamo che i sindacati rappresentativi , da voi scelti nella scorsa tornata elettorale, sappiano adeguatamente parlare al nuovo governo di queste questioni.