Come noto, in Italia la previdenza integrativa nel settore
pubblico, fortemente voluta da CGIL-CISL-UIL (affiancate da sindacati
minori in veste di voraci chierichetti) , non è decollata. I maligni
sostengono che l'atteggiamento così rassegnato dei confederali nei
confronti delle riforme pensionistiche (da quella Dini del 1995 a
quella odierna della Fornero) derivi proprio dalla necessità di
immiserire le pensioni pubbliche e di spingere la gran massa dei
lavoratori a integrare fortemente il sussidio (perchè tale sarà)
con una pensione complementare privata. Sono anni che i lavoratori
sono bombardati da questa propaganda. Ed è in arrivo la prossima
definitiva ondata, quando i rappresentanti della triplice si
presenteranno dinanzi ai lavoratori per chiedere loro di trasferire
il TFR/TFS nel fondo privato per la previdenza complementare Sirio.
In base all'accordo sindacale da loro sottoscritto, i lavoratori
avrebbero così la possibilità di versare in questo fondo e affidare
ai mercati finanziari gli accantonamenti previdenziali obbligatori
che costituiscono il loro TFR/TFS. Il primo avvertimento che vorremmo
dare ai lavoratori è questo: diffidate di questa pubblicità
ingannevole. Aderire significa affidare il nostro TFR/TFS alle
incognite dei fondi pensione, in un momento di crisi globale dei
mercati dove bruciano ogni giorno centinaia di miliardi di euro.
Valga l'esperienza, negli anni scorsi, in cui la crisi non era così
pesante, di chi ha aderito ai fondi pensione e, purtroppo, ha
registrato rendimenti decisamente inferiori rispetto a quelli
maturati con il TFR (ricordate il fondo Cometa nel settore
metalmeccanico?). La prova dell'inganno è nel meccanismo stesso, che
ha previsto che una volta entrati nei fondi privati i lavoratori non
potranno più uscirne: perché l'opzione per i fondi privati è
irrevocabile. In realtà questi “amici” dei lavoratori vogliono
mettere le mani sui compensi derivanti dalla cogestione dei fondi ,
attraverso la presenza dei sindacalisti nei consigli di
amministrazione o in altri organismi degli stessi. Il denaro raccolto
offrirà poi, come immaginabile, interessantissime possibilità di
relazione tra questi ex lavoratori dipendenti catapultati dai
sindacati e banche e assicurazioni private. Di cui evidentemente i
lavoratori che contribuiranno a questi fondi non saranno mai
informati sul serio. Pensate poi che le Confederazioni di
appartenenza resterebbero fuori da questi scambi? Quindi: i nostri
TFR/TFS buttati nel calderone della speculazione finanziaria. Non c'è
nulla di veramente volontario. Aderire a questi fondi sarà come
suicidarsi: lo si fa volontariamente ma non si può più tornare
indietro, una volta premuto il grilletto.
Per fortuna tutti i lavoratori hanno, collettivamente, la
possibilità di far fallire questo tentativo: se entro 18 mesi,
prorogabili di altri 12, non si raggiungeranno le 10.000 iscrizioni
il fondo chiuderà (e tanti boss sindacali dovranno o sbarazzarsi o
continuare a pagare di tasca loro le ville o i beni di lusso
acquistati in previsione del buon andamento dell'operazione, senza
parlare della fine prematura delle loro ambizioni di carriera in
campo finanziario).Già nel settore privato si è potuto non rendere
obbligatoria la previdenza complementare. Cerchiamo di ottenere lo
stesso risultato nel pubblico. Invitiamo i lavoratori a mantenere la
propria liquidazione nel TFR/TFS, non ascoltando il canto melodioso
delle sirene confederali.