Confederazione Sindacale A.G.L. Alleanza Generale del Lavoro

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lunedì 5 novembre 2012

IL SUICIDIO DELL'INSEGNANTE

Oggi ci troviamo purtroppo a scrivere del suicidio di un insegnante precario di 50 anni,residente nel Meridione.Sposato e padre di due figli.Un insegnante di storia dell'arte che pur avendo ottenuto ad ottobre una laurea specialistica quest'anno non era stato impiegato.Il suo gesto è stato posto in relazione alla sua difficile condizione sociale,addebitato all'insufficienza delle istituzioni e alle politiche perseguite dal responsabile del dicastero, accostato ad analoghi gesti di operai e imprenditori.O, in maniera ancor più complessiva, a questo "sistema" sociale e di valori che probabilmente è alla frutta.Sostanzialmente l'accusa è che chi ci sta governando negli ultimi tempi abbia messo in soffitta la Costituzione e che abbia adottato una insopportabile serie di provvedimenti punitivi per il mondo del lavoro che hanno sfasciato la condivisione di valori e di una prospettiva comune.Le menti, in altre parole, sarebbero state sconvolte dall'avanzare della precarietà e dalla scomparsa di approdi lavorativi stabili e sicuri.
Rispettiamo il gesto dell'insegnante, un individuo ha il diritto di sottrarsi a un destino per lui così insopportabile.
Non ci piace come i governi (quelli di tutte le tendenze politiche succedutesi e quello presente, che vede il sostegno al Ministro da parte delle più grandi forze del Centro, Destra e Sinistra) abbiano trattato e stiano trattando la Scuola, gli studenti e gli insegnanti.Non ci piace chi, allo stesso tempo, piange questa vita che se ne è andata e, contemporaneamente, sui suoi organi di stampa, fa finta di fare opposizione (pur votando per il Governo) per non perdere voti di quella categoria. Non ci piace chi accusa la società di decadimento dei valori e nello stesso tempo, per rassicurare i suoi elettori, ne accetta i principi egoistici e utilitaristici,ben sapendo che sono illusori i meccanismi (che non si sono mai visti concretamente) di temperamento delle scelte economiche con le esigenze sociali.Non ci piace chi ha  cercato di egemonizzare per decenni il mondo della scuola (riuscendoci in parte) , lavando i cervelli di migliaia di insegnanti, convincendoli che solo considerandosi massa (e solo massa) avrebbero potuto aspirare a una riscossa collettiva. Quando si compiono queste operazioni mistificatorie poi non ci si può sorprendere degli effetti delle delusioni storiche, dei riflussi, delle reazioni sconfortate e disperate, fino al gesto estremo.I grandi "condottieri" di queste "rivoluzioni culturali"sono ancora lì, gli stessi, dagli anni settanta ad oggi. Loro, alimentatisi di frustrazione e di precarietà (degli altri) sono ancora vivi, altri, vittime più deboli delle illusioni seminate da costoro, sono affondati. E, infine, siamo un pò stanchi del fatto che questa povera Costituzione repubblicana del 1948 venga continuamente chiamata in causa dai figli degeneri di coloro che la concepirono. E' indegno che esseri fatti di nulla se ne servano per assurgere a quella dignità che mai si sono conquistati con la loro opera.
Rivolgiamo anche noi un pensiero alla memoria di Carmine, dicendo però ai suoi colleghi che il modo migliore per onorarne il gesto non sarà nè nel compiangerlo nè nel partecipare al coro organizzato dai finti nemici del precariato.
Bensì nel presentare il conto politico  (di questa e altre vite) ai responsabili morali (la classe dirigente di questo Paese, composta da governo succube delle banche e finti critici/oppositori) e di porre le basi, come intellettuali, di una nuova società con valori nuovi in cui non accada più che se un insegnante non riesca a stabilizzarsi in una cattedra con uno stipendio fisso ma da fame non gli si consenta di poter aspirare a impieghi altrettanto onorevoli e meglio remunerati: cioè a "un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società".