Confederazione Sindacale A.G.L. Alleanza Generale del Lavoro

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domenica 2 dicembre 2012

DIRIGENTI E GENTILUOMINI

Da ADNKRONOS


“””Le proposte per il Governo

Per i manager occorrono meritocrazia, lotta evasori e sanità privata

Occasione, gli stati generali della Cida tenutisi ieri mattina a Milano. "Occorre -spiega il presidente della Confederazione Silvestre Bertolini- ridurre l'ingerenza politica nella gestione delle strutture sanitarie".
Milano, 27 nov. (Adnkronos) - Gestione privata della sanita', meritocrazia nell'amministrazione pubblica e stretta sull'evasione. Questi alcuni dei punti fondamentali del rinnovamento politico-economico che la Cida, la Confederazione dei dirigenti d'azienda, propone al presidente del Consiglio Mario Monti per rilanciare l'economia del Paese. Occasione, gli stati generali della Cida tenutisi ieri mattina a Milano. "Occorre -spiega il presidente della Confederazione Silvestre Bertolini- ridurre l'ingerenza politica nella gestione delle strutture sanitarie".
Sul fronte della meritocrazia, la Cida propone di utilizzare per la valutazione dei dirigenti "gli stessi criteri della dirigenza privata, basata su performance, merito e raggiungimento di obiettivi". In generale il presidente chiede "un dimagrimento strutturale di uffici e apparati statali, una riduzione dell'infrastruttura politica ed una governance statale snella ed essenziale". Per Bertolini e' necessario intervenire anche sul fronte dell'evasione, "riducendo per gli evasori i benefici pubblici, come i servizi sanitari ed assistenziali, l'eleggibilita' a cariche pubbliche e il diritto alla privacy". Su quest'ultimo punto, "pubblicare i nomi degli evasori" potrebbe essere utile.La crescita non si fa per decreti" sottolinea Bertolini parlando della politica industriale italiana. Al riguardo ritiene necessaria una "vera e propria rivoluzione culturale". Per il presidente la direzione da prendere e' quella della diffusione del modello delle reti d'impresa e dell'aumento della convenienza fiscale per le attivita' che si vogliono internazionalizzare.”””
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COMMENTO ADIR-AGL
Non eravamo presenti a questa iniziativa della CIDA ma non crediamo di esserci persi molto. In effetti, se le conclusioni sono queste, si tratta ( per la parte strettamente attinente a sanità,meritocrazia, evasione e ruolo della dirigenza mentre, per il resto, relativo allo snellimento della PA e della politica e allo sviluppo economico si può anche essere d'accordo) delle consuete banalità che andavano di moda qualche anno fa e che ormai neppure coloro che ne furono i primi assertori, dati gli esiti , si degnano di riproporre.
Se meritocrazia significa raggiungere determinati incarichi sulla base di quanto si è fatto e di quanto si sa, la CIDA è perfettamente al corrente che questa non è mai stata nè nel pubblico nè nel pubblico privatizzato la realtà. La nomina infatti è solo politica. Tutt'al più la politica negli ultimi tempi attinge più alle proprie riserve di trombati senza speranza che al vivaio creato, su basi clientelari o parentali, dalla casta dirigenziale stessa. Possiamo leggere queste affermazioni, quindi, come il disappunto di chi si vede relegato al ruolo di seconda scelta cercando di recuperare celandosi dietro una presunta meritocrazia. Coloro che restano fuori da questo gioco, tutt'altro che meritocratico sono, invece, i giovani dirigenti di valore che non trovano occasioni e sono costretti a guardare all'estero. Nel privato non se ne uscirà finchè non si guarderà finalmente allo sviluppo di produzioni che abbiano un futuro e  richiedano un nuovo dinamismo. Nel pubblico finchè non si riapriranno le possibilità di carriera e si darà la possibilità ai funzionari più bravi di divenire dirigenti attraverso una sorta di apprendistato interno (la vicedirigenza o predirigenza), creando un bacino da cui attingere. Scontato ribadire che tutto ciò potrà realizzarsi solo avendo una università che formi sul serio e in cui anche i docenti siano reclutati sulla base della meritocrazia e non delle parentele. E non sarebbe male abolire anche il valore legale del titolo di studio. E, a completamento,  riformare la materia delle professioni protette, semplicemente rifacendosi alla realtà europea che su questo, stranamente, fatichiamo ad emulare.
Finchè il privato (sia riguardo alle strutture sanitarie che al corredo assicurativo)sarà all'italiana sarà meglio che la sanità rimanga pubblica, accontentandoci semmai, in un primo momento,  di reprimere una volta per tutte comportamenti scandalosi di certe regioni nei quali non si può negare abbiano un ruolo certi manager che dicono di ispirarsi a principi propri del privato. Quanto all'evasione, come non osservare che così come alle auto si chiedono determinate prestazioni per avere un'alta valutazione così, riguardo ai dirigenti, è senz'altro più quotato colui che è più abile nel far risparmiare risorse alla proprietà anche a costo di eludere o evadere il fisco? Un manager esperto di paradisi fiscali ha oggi più o meno possibilità di lavoro nelle aziende (oltre che nelle pubbliche amministrazioni o nei partiti) di uno che non lo sia o lo sia ma non voglia mettere a frutto quella parte del suo sapere?
E' fuorviante (oltre che superato ) sostenere che la soluzione sia ridurre l'ingerenza politica nelle strutture sanitarie. Innanzitutto perchè c'è la criminalità organizzata che tira i fili, in molte situazioni, come quotidianamente ci dice la cronaca, pensando essa a coordinare cattiva politica e cattiva dirigenza sanitaria. Ma anche se depurassimo la sanità da questa presenza, resterebbero aperti alcuni problemi . Politica e dirigenza contrariamente a quel che tutti dicono dovrebbero essere più uniti e concordi che mai, pur svolgendo separatamente i propri compiti e non sostituendosi (spesso prostituendosi) l'una all'altra. Ma ciò a tempo determinato, in modo da prevenire il formarsi di strutture di potere permanenti e dannose. E il tempo deve coincidere con la legislatura (nazionale o regionale) e con il contratto del dirigente. Siamo per lo Spoils System (che ovviamente richiederà le necessarie modifiche dell'architettura legislativa) che non significherà mandare a casa dirigenti meritevoli ma dare la possibilità ai nuovi, altrettanto dotati, di subentrare, ottimizzando il rapporto dirigenza/politica.Attingendo dal suddetto bacino.
Se non altro, perchè il sistema attuale, alternativo, non ha funzionato. Sintomatico come la CIDA parli , in materia di dirigenza pubblica, di valutazione ispirata al settore privato facendo finta di non sapere che ciò per legge esiste sin dal 1993 (da vent'anni) ma nessuno l'ha presa sul serio, per mancanza di convenienza e di volontà politica, innanzitutto dei più grandi sindacati (compresa la CIDA) che notoriamente intrecciano con la dirigenza interessi non esattamente orientati al bene pubblico.
Da ultimo, tornando all'evasione fiscale, due sono le cose: o la CIDA intende far sbagliare strada allo Stato (suggerendo una via di illusoria repressione pura e semplice di comportamenti criminali, senza aggredire la fonte del problema) oppure, come sospettiamo, l'attuale gerontocratica dirigenza privata e pubblica che la CIDA vorrebbe tutelare è abissalmente distante dal mondo del lavoro e della produzione. Ed è allarmata solo dalla possibilità che anche per loro i soldi pubblici comincino a prosciugarsi. Come si fa infatti a non porre l'accento, nelle dichiarazioni, sul fatto che l'evasione è il risultato di un sistema fiscale fallito, basato su una P.A monstre , che spende troppo pur pagando poco i suoi dipendenti, su aliquote spropositate e su una giungla di adempimenti demenziale? Che il lavoratore e il piccolo imprenditore per sopravvivere , dato il cuneo fiscale che pesa sulle retribuzioni e quindi sulla competitività, sono giocoforza costretti a praticare il nero?
La CIDA avrebbe fatto meglio a proporre, se proprio avesse voluto dire qualcosa di nuovo,  ai propri associati di adottare regole di comportamento tali che autoimpongano ai manager , in questo momento così delicato per il Paese, nella vita interna delle loro aziende, di aiutare innanzitutto lo Stato a colpire comportamenti illeciti, anteponendo la legalità alla necessità, spesso contrastante, di favorire il successo della propria azienda, chiudendo un occhio su comportamenti della proprietà. Avrà il coraggio di farlo, prima o poi? Ad esempio schierandosi con chi vuole che si ritorni a una disciplina  più seria contro il falso in bilancio?