Confederazione Sindacale A.G.L. Alleanza Generale del Lavoro

Confederazione Sindacale A.G.L. Alleanza Generale del Lavoro
(confederazione sindacale dei lavoratori) codice fiscale: 97624870156; atto costitutivo (e statuto) registrato presso l'Agenzia delle Entrate, DP I MILANO-UT di Milano 1, in data 04/06/2012, serie 3, n.7107- sede naz.le:Via Antonio Fogazzaro 1, sc.sin. 3° piano, 20135 Milano, tel.3349091761, fax +39/1782736932, Whatsapp 3455242051, e-mail agl.alleanzageneraledellavoro@gmail.com ; e-mail certificata: alleanzageneraledellavoro@pec.it

venerdì 22 giugno 2012

SULLA SENTENZA DEL TRIBUNALE DI ROMA CHE HA ORDINATO L'ASSUNZIONE DI 145 LAVORATORI ISCRITTI FIOM NELLA NEWCO FIAT DI POMIGLIANO E SULLE POLEMICHE SCATURITE.

  • le sentenze vanno rispettate (e non solo per opportunità, come Passera ha fatto intendere) non etichettate politicamente (come ha fatto gran parte della stampa di area moderata)
  • chi dice (Sacconi) che la sentenza mette a rischio investimenti dall'estero non può pretendere che in cambio di lavoro e denaro (che lui non ha attratto negli anni in cui ha governato) l'Italia diventi una repubblica delle banane
  • la sentenza è il risultato dell'applicazione di regole e il mondo civile si fonda sulle regole
  • nessun datore di lavoro dovrebbe conoscere quanti lavoratori appartengono a un sindacato e la loro identità.Se fosse stato così il tentativo di Marchionne sarebbe fallito sul nascere
  • ad esempio nelle piccole aziende (pensiamo, cari colleghi del sindacato, anche a quei lavoratori, spesso dimenticati) , addirittura, la delega a qualunque sindacato è l'anticamera del licenziamento
  • occorre trovare un sistema migliore di protezione per il lavoratore (quelli previsti non hanno funzionato) per tutelare la sua libertà di adesione al sindacato, non deve essere cioè questa per forza materia di giudici. In questo senso, l'accordo interconfederale di giugno 2011(con la scelta di tornare a valorizzare le RSA a scapito delle RSU e di “contare” le deleghe, come unico mezzo di espressione della rappresentanza dei lavoratori) potrebbe rivelarsi un attentato strisciante alla libertà di scelta sindacale dei lavoratori più pesante di quello operato da Marchionne
  • Addirittura a volte la delega ai maggiori sindacati è una specie di pizzo che il lavoratore paga per la propria tranquillità. Non vorremmo che una volta “sistematesi” la FIOM con le sentenze e le altre sigle con gli accordi separati FIAT, la vita non diventasse impossibile veramente per i non tesserati e per quelli appartenenti a sigle nuove che volessero farsi spazio
  • Paradossalmente , si tutela il voto segreto in Parlamento (comunque esercitato da soggetti forti) e non la riservatezza dell'appartenenza di un lavoratore (soggetto debole) che non voglia esserne dirigente, ad un sindacato
  • Non è possibile introdurre però la lottizzazione tra sigle sindacali anche delle assunzioni
  • E' l'operazione di pulizia etnico-sindacale compiuta dalla FIAT con la new company, una inedita forzatura nel panorama politico-sindacale italiano, ade aver originato questa spirale di guerra giudiziaria
  • L'imprenditore non può violare le norme anti-discriminazione, lanciare il sasso e poi nascondere la mano dietro la salvaguardia di un principio di libertà d'impresa di cui lui per primo ha abusato
  • Dietro questa vicenda, più che l'inadeguatezza della giustizia, vi sono: il fallimento del collocamento pubblico e privato, il ritardo culturale dell'imprenditoria italiana, l'impotenza della politica e del governo nei confronti della grande impresa
  • L'appartenenza o meno a sindacati in fabbrica solo in Italia è un problema irrisolvibile. Siamo un paese arretrato, in materia di convivenza civile e cultura dei diritti. Notare che ancora una volta solo degli obblighi provenienti dall'esterno (l'Europa) consentono al nostro Paese di fare un passo avanti. Anche su questo, da soli, non ce la facciamo.
  • Stupisce il silenzio “speranzoso” delle sigle sindacali diverse da CGIL, da mesi, su questa questione della discriminazione FIAT ai danni di FIOM. E' una brutta pagina del sindacalismo italiano. La FIOM può anche aver peccato in passato , in Italia, di arroganza e tentato di monopolizzare la rappresentanza sindacale. Ma non si reagisce a ciò stando a osservare la decimazione di tale soggetto (seppur rivale) da parte del padronato. Non sognamo certo il ritorno dell'unità sindacale stile anni settanta. Ma è indubitabile che quando si parla di libera agibilità del sindacato nelle fabbriche questo principio lo si debba difendere non solo per se stessi ma per tutti i sindacati.
  • La UILM ci risparmi ridicoli ricorsi contro la sentenza del Tribunale di Roma. La FIAT ha già ottimi avvocati che la tutelano e ci manca solo che in Italia i Sindacati dei lavoratori, in periodi di crisi occupazionale, facciano ricorsi contro assunzioni. Verrebbe quasi da pensare, malignamente, che i giudici romani abbiano inconsapevolmente mandato all'aria una lottizzazione delle nuove assunzioni adottata d'accordo tra FIAT e certi sindacati.Certo la FIAT non fallirà per 145 operai in più. Potrebbe anche mantenerli (lo diciamo provocatoriamente, non si scandalizzino gli aziendalisti di sinistra) grazie a tutti gli aiuti ricevuti in passato dai contribuenti.
  • E per fare un esempio di come sarebbe possibile voltar pagina, ricordiamo che il Tribunale di Modena, nei giorni scorsi, ha sollevato la questione di costituzionalità dell'art. 19 dello Statuto dei lavoratori (quello che detta le regole per costituire le rappresentanze sindacali in azienda).I maggiori sindacati dimostrino maturità, essendo capaci assieme di proporre al Parlamento, a quasi vent'anni dal referendum , una soluzione democratica e partecipativa al tema della determinazione della rappresentatività in azienda e smettendo di scavare buche l'uno sotto i piedi dell'altro. Mentre i lavoratori (attivi o inattivi loro malgrado) sono sempre più soli, sfiduciati e impoveriti