L'avevamo detto. Gli Ispettori del
Lavoro avrebbero dovuto, la scorsa primavera, cogliere la palla al
balzo. Schierarsi non contro ma con il popolo e rivoltare il
Ministero del Lavoro come un calzino. Non l'hanno fatto . Si sono
accucciati invece ai piedi di una dirigenza che li ha sempre mal
sopportati, essendo da anni più in sintonia con i consulenti del
lavoro, che ne ha tratto spunto per regolare vecchi conti (con
l'aiuto – a cadere – dei sindacati ministeriali).
Cosa avevano chiesto gli ispettori del
lavoro?
Di avere risposte veloci. Infatti, se
va bene, se ne parlerà a settembre – 5 mesi dopo -(ma avrà il
tempo il Ministro, più preoccupato di intraprendere azioni per
aumentare i posti di lavoro e di pagare le CIG in deroga, di
occuparsi di ispettori presi a calci in culo da datori e lavoratori
in quei pochi posti in cui ancora si sta lavorando?).
Di mettere gli ispettori nelle stesse
condizioni operative del resto della Polizia Giudiziaria (riguardo
alle banche dati, per esempio). Possibile secondo loro con poca
spesa. Pia illusione, perchè nella dirigenza non sono nati ieri e
sanno benissimo che certi “riconoscimenti” sono stati sempre
storicamente utilizzati per chiedere avanzamenti di carriera e di
retribuzione. E che scherziamo (pensano loro). A noi dirigenti
arrivano le martellate di Renzi e i ridimensionamenti e a questi qui
, nostri sottoposti da sempre, gli diamo i pennacchi per poi farli
guadagnare quasi quanto noi?
Sembra che si vada verso l'Agenzia
Unica ispettiva, a settembre, nell'ambito della ennesima riforma del
lavoro. Gli ispettori del Ministero del lavoro stanno sentendo puzza
di bruciato, ma non hanno capito ancora da dove viene. Glielo
spieghiamo noi. I dirigenti del Ministero del Lavoro puntano a
traslocare nella nuova struttura, più agile e funzionale,
recuperando come manovalanza il personale ispettivo degli istituti
previdenziali e gli ispettori di più recente formazione ,quelli più
giovani, reclutati col più recente concorso e “predestinati” a
dire di chi studia le statistiche dei cognomi. Gli altri, gli
ispettori più stagionati? Nella bad company rimanente, ossia il
vecchio Ministero, destinato , come Chernobyl, a racchiudere le
scorie dell'Amministrazione e a essere insaccato nel cemento armato
per i prossimi secoli, fino ad esaurimento .
Ci hanno provato, eroicamente, gli
ispettori del lavoro a reagire al momento difficile. Galvanizzati dal
bacio hanno provato, alcuni, a serrare i ranghi, a fare il loro
dovere, a mettere in campo tutta la loro professionalità, a tornare
a presidiare i territorio. Risultato: quelli (tanti) con diploma di
perito industriale o geometra sono stati presi semplicemente a
schiaffoni (cioè hanno preso il resto) quelli più bravi , magari
laureati, stanno avendo a che fare con gli avvocati delle aziende che
li hanno citati per risarcimento danni. Ovviamente la copertura
legale, nella PA, è solo per i dirigenti. I funzionari, solitamente,
si pagano l'avvocato da soli, magari vendendosi la casa su cui stanno
pagando il mutuo. Vecchia storia questa. Ma non se ne esce: vogliamo
scherzare, pensando che i dirigenti ministeriali vogliano condividere
questo loro antico ma apprezzato privilegio?Direbbero: si, stiamo
tutti sulla stessa barca , ma fino a un certo punto...
Infine, altra annosa questione, quella
dell'utilizzo della propria auto per svolgere l'attività ispettiva.
Fino a ieri cosa accettata di buon grado, per la possibilità di
incrementare le entrate con i rimborsi, oltre che con le indennità
di missione. Ora però le cose stanno cambiando. I lavoratori e i
datori di lavoro più focosi hanno cominciato a sfasciare le macchine
degli ispettori, non coperte da specifica tutela assicurativa – se
non addirittura a prendere i numeri di targa per vendette
trasversali-(col risultato che il povero ispettore in un colpo solo
si vede portata via la casa per pagarsi le spese legali e la macchina
incendiata da una “utenza” non molto soddisfatta). E
L'Amministrazione, unica richiesta guarda caso subito accolta, in
attesa dell'Agenzia Unica è intenzionata a far lavorare gli
ispettori, sic et simpliciter, in maniera generalizzata, anche su
turni di sera e di notte. E qui cominciano le ribellioni Collettive,
organizzate e mirate a una riforma, come si dice, “condivisa”?
Macchè: individuali e minimaliste. In sintesi: io a fare ispezioni
di notte con la macchina mia? Col cavolo, ci vada qualcun altro.Anzi,
rinunciamo pure ai soldi recuperati dalle sanzioni , basta che ci
lasciate in pace.E che faranno gli amici dirigenti? Diranno al
Ministro: facciamo al più presto l'Agenzia e questi pesi morti qui
lasciamoli al loro destino nella bad company. Altro che aumenti,
altro che nuovi poteri, altro che nuova dignità! Come prevedibile,
l'infinito tavolo tecnico sull'attività ispettiva verrà superato,
tra molti mesi, da decisioni del governo prese (speriamo) senza
ascoltare troppo chi (alta dirigenza, sindacati, “tecnici”) da un
decennio gestisce e organizza questo carrozzone con i risultati
riscontrabili da tutti.
Ai lavoratori del Ministero diciamo che
ormai è troppo tardi per recuperare l'ignavia di un decennio.
Speriamo solo che Renzi, Poletti e Madia decidano in maniera
illuminata, mandando a casa una alta dirigenza dimostratasi scarsa e
puntando da subito a mandare in strada, sul territorio e nelle
aziende , quanta più forza ispettiva possibile, colpendo gli
imboscati.Questo corpo ispettivo dimostri di meritare lo stipendio e
i più bravi vengano premiati adeguatamente. Riguardo ai poteri degli
ispettori, lo abbiamo già detto. L'impunità dei facinorosi nel
mondo del lavoro ricorda quella che una volta c'era negli stadi.
Occorre recuperare serietà. Adottiamo in Italia le stesse regole
severe di tutela del lavoro che ci sono in Germania. Siamo convinti
che basti, per iniziare. Più intelligence e tecnologia nella
vigilanza sul lavoro, meno discrezionalità, meno leggi, verbali ed
interpelli ad aziendam da parte di una burocrazia ministeriale
trasformatasi negli anni in una tragicomica macchietta. E se del
personale dovesse “avanzare”, chiudere i carrozzoni e mobilità a
volontà verso altre amministrazioni più oberate di lavoro.