Roma
- Filippo Soddu "Recollage fra pensiero e materia"
inaugurazione 27 ottobre
ore 18,00
Via Ercole Bombelli
22, 00149 Roma – 06.5578101 – 328.1353083
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Spazio aperto 2015
FILIPPO SODDU
RECOLLAGE
fra pensiero e
materia
Martedì 27 ottobre 2015 alle ore
18,00 a Roma presso lo Studio Arte Fuori Centro via
Ercole Bombelli 22, si inaugura la mostra di Filippo Soddu
"Recollage fra pensiero e materia"a cura di Giorgio
Bonomi
L’esposizione rimarrà aperta
fino al 13 novembre, secondo il seguente orario: dal martedì al
venerdì dalle 17,00 alle 20,00.
L’evento è il terzo appuntamento
di Spazio Aperto 2015 ciclo di quattro
mostre in cui l’associazione culturale Fuori Centro ha
invitato gallerie e critici di altre regioni italiane a segnalare
artisti appartenenti al proprio territorio per tracciare i
percorsi e gli obiettivi che si vanno elaborando nei multiformi
ambiti delle esperienze legate alla sperimentazione.
"La mostra presenta al
pubblico gli ultimi lavori dell’artista milanese Filippo
Soddu nei quali la pittura si fonde con il collage, opere
che sono il risultato di un percorso concettuale in cui l’azione
dell’artista si registra sulla tela nella sua fase conclusiva:
le aggregazioni di materia che si condensano sulla superficie
pittorica, sono la testimonianza di un’azione di distruzione e
ricostruzione simbolica di un universo che chiede di essere
ordinato e nuovamente accolto. L’atto creativo è dunque il
risultato di una fase performativa che si dà al pubblico come
momento di riconciliazione tra materia e pensiero.
Soddu può vantare tre
ascendenti storici per queste sue recenti opere: Pablo Picasso, la
Pittura monocroma e Mimmo Rotella. Picasso perché è lui
l’inventore del collage, tecnica usata dal Nostro; la Pittura
monocroma perché questa viene da lui praticata e Rotella per gli
“strappi” di carta che creano i pezzi con cui realizza i
collage. Soddu peraltro, a differenza del Maestro calabrese, non
si limita alla pars destruens (lo strappo, la
lacerazione appunto), ma procede ulteriormente con un’azione di
ricomposizione dei frammenti, ed è proprio questa fase quella che
più affascina Soddu".
Recollage
fra pensiero e materia
Giorgio Bonomi
Già
il titolo di questa mostra di Filippo Soddu ci immette nelle
complessità della tecnica e dei contenuti delle sue opere. Recollage
è un termine più appropriato di collage
anche se il procedimento,
introdotto da Pablo Picasso e Georges
Braque, è lo stesso.
Infatti il Nostro taglia, strappa, frantuma
della carta per poi “rincollarne”
i pezzi sulla tela o sulla
tavola.
Ed
anche il sottotitolo, “fra pensiero e materia”, ci rimanda
direttamente a quella divisione tra realtà spirituale e realtà
materiale che René Descartes definiva res
cogitans e
res
extensa, la cui unione
poteva esserci nella ghiandola
pineale, per cui metaforicamente
quest’ultima, per l’arte
di Soddu, è l’opera che appunto
unisce pensiero (e sentimento,
emozioni eccetera) e materia (il
supporto, la carta, il colore
eccetera).
Soddu, quindi, si riallaccia alla
storia (della filosofia e
dell’arte) senza timore di apparire
“inattuale”; del
resto l’arte (vera) è sempre inattuale,
altrimenti sarebbe
“moda”, e sempre ha degli ascendenti cui
riferirsi e,
nello stesso tempo, da cui allontanarsi: così si dipana
la storia dell’arte, come tutte le altre storie, con i loro
progressi e le loro involuzioni.
Picasso
con i papiers collés
negava la regola fin lì seguita
dall’arte, basata sul colore e il
pennello, e dimostrò che
non esistono materiali nobili, e puri, e
materiali volgari,
e poveri, per cui ogni mezzo, ogni materia è in
grado
di esprimere i contenuti che l’artista vuole fissare sulla e
con l’opera.
Ma,
se Picasso e Braque prendevano e usavano delle c
arte “imitative”
della materia (il legno, il marmo, l’impagliatura
di una sedie ed
altro ancora), Soddu lavora in modo più
concettuale ed astratto:
infatti colora un foglio di carta, lo
spezzetta e lo (r)incolla sul
supporto, a sua volta già preparato
con una passata o due di
pittura, e su cui poi ripassa il colore,
ad “uniformare” l’intera
composizione. Questa si offre monocroma
– non nel senso assoluto di
un solo colore, bensì in quello
della “risultante”, cioè come
appare all’occhio dell’osservatore
–, riallacciandosi ad un
altro concetto (e modalità) basilare
dell’arte contemporanea, la
monocromaticità che, da Malević
in poi ha influenzato tanta arte
visiva.
Se
poi riflettiamo sui titoli che Soddu dà alle sue opere,
comprendiamo
ancora meglio le sue operazioni. “Aggregazione”
sta ad indicare
la “ricostruzione” di senso di quei frammenti ottenuti
con gli
strappi – si noti che qui l’artista fa un passo ulteriore
rispetto
al decollage
di Mimmo Rotella –, quindi evidenzia la possibilità
di rinascita,
di evoluzione, anche di fronte alla frantumazione e
alla
decostruzione (ancora un ricordo, un’eco di un’altra Avanguardia
storica, quel Futurismo che voleva realizzare “la ricostruzione
futurista dell’universo”).
E c’è di più: se in tutte le
storie del Cubismo troviamo che
questa tecnica viene introdotta nel
1912, dopo che nel 1911
erano state usate le lettere dell’alfabeto
sull’opera, in Soddu
troviamo un movimento esattamente inverso: dal
collage,
che comunque viene conservato nelle sue modalità,
all’introduzione
aggiuntiva della scrittura alfabetica nelle opere.
Infatti, in una
recente serie di lavori, troviamo delle frasi tratte
dai racconti di
Franz Kafka il quale annullava le connessioni causali
tra spazio
e tempo come faceva il collage storico e come fa Soddu nel
rinnovamento attuale di tale metodo.
Non vorrei, però, che con questa mia
analisi “chirurgica” delle
opere di Soddu si perdesse il piacere
che, al contrario dell’algidità
critica, si prova alla prima
visione delle sue opere: sempre delicate,
liriche, ed anche quando il
colore si scurisce e i frammenti
sono più evidenti, mostrando pure
una leggera aggettanza che
dà all’opera la tridimensionalità, il
contenuto non appare
drammatico bensì intensamente “pensoso”,
severo, e richiama
la prima fase del Cubismo parigino, quello
analitico che, non a
caso, si esprimeva con toni scuri e quasi
monocromi.
Soddu pratica l’arte da alcuni anni
portando avanti il suo discorso
con rigore, senza tentennamenti né
mutamenti repentini, certo
con i necessari sviluppi ma tutti interni
al suo sentire e al suo dire,
dimostrando così quella coerenza che è
un’altra caratteristica
necessaria all’arte e all’artista, per
essere tali.
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