Confederazione Sindacale A.G.L. Alleanza Generale del Lavoro

Confederazione Sindacale A.G.L. Alleanza Generale del Lavoro
(confederazione sindacale dei lavoratori) codice fiscale: 97624870156; atto costitutivo (e statuto) registrato presso l'Agenzia delle Entrate, DP I MILANO-UT di Milano 1, in data 04/06/2012, serie 3, n.7107- sede naz.le:Via Antonio Fogazzaro 1, sc.sin. 3° piano, 20135 Milano, tel.3349091761, fax +39/1782736932, Whatsapp 3455242051, e-mail agl.alleanzageneraledellavoro@gmail.com ; e-mail certificata: alleanzageneraledellavoro@pec.it

sabato 18 maggio 2013

LANDINI RIPRENDE A FIRMARE I CCNL CON CISL E UIL: COMINCIA DA QUELLO DELLE COOPERATIVE METALMECCANICHE. LEGACOOP SFRUTTA MENO DI MARCHIONNE?

E' stato lo stesso Landini a ricordarlo nel comizio (che più politico di così si muore) di Piazza San Giovanni. La FIOM, dopo lo choc dei contratti separati con la FIAT e con Federmeccanica, sembra abbia ripreso a firmare con le federazioni di categoria di CISL e UIL. Ha detto nel comizio che ciò si giustifica con la “diversità” di quel CCNL dai famigerati accordi divisivi.
Landini sa che i contratti sono pesantissimi documenti di centinaia di pagine e allegati, spesso e volentieri non supportati da indici precisi e quindi di ostica lettura per i non tecnici.E, oltretutto, di difficile reperibilità. In compenso qualche tecnico informato ha detto la sua. E dall'esame della vicenda sembra che non sia proprio andata come raccontato dalla FIOM. Che in realtà la stessa abbia firmato anche se la sua richiesta economica non è stata accolta, a favore, di quella, di minore entità, che era già stata concordata da CISL e UIL.E che per giustificare questo abbozzo, abbia preannunciato che la cosa non sarebbe finita lì ma avrebbe avuto un seguito (un accordo travestito da non sostanziale accordo, quindi, alla faccia del bisogno di certezze e di pacificazione delle imprese nella crisi). In realtà sembra che la voglia alla FIOM sia venuta perchè nel padronato cooperativo è presente Legacoop. Non ci risulta che questa Centrale Cooperativa (vicina politicamente a sinistra e CGIL) si comporti meglio di Marchionne nelle fabbriche o diversamente dagli speculatori capitalisti nel settore dei supermercati o in quello edilizio. Osserviamo pertanto che il furore etico che ha connotato il comizio di Landini non sembra avere in concreto conseguenze nel comportamento di FIOM. C'è chi ipotizza che la novità debba essere inquadrata nel prossimo congresso CGIL o nella volontà di uscire dall'isolamento derivante dalla scelta di cavalcare la via giudiziaria nel conflitto sociale. Ma anche dalla magistratura non sono poche le bastonature rifilate agli avvocati della FIOM (i tempi sono cambiati, evidentemente). Durante il comizio sono state frequenti le sottolineature dell'autonomia e dell'indipendenza di quel sindacato. Nei fatti , tuttavia, più che dell'effettiva tutela dei lavoratori la FIOM sembra più preoccupata di ricostruire un sistema di potere di un certo colore e di riconquistare un monopolio della rappresentanza sindacale a danno di tutte le realtà ad essa alternative. Non siamo i soli a notarlo, nel mondo sindacale, altri l'hanno subito sulla loro pelle e,pertanto, l'effetto sorpresa è sfumato. E fa tristezza rilevare come da un sindacato così importante non emergano proposte e linee nuove rispetto a quanto ascoltato e visto in questi ultimi vent'anni (di sconfitte).

venerdì 17 maggio 2013

RIFINANZIAMENTO CASSA IN DEROGA E PROROGA PRECARI P.A.: PRIMA CHE ANCHE QUESTI SOLDI FINISCANO (E POI?), FACCIAMO IN FRETTA QUELLO CHE IL NOVELLO QUARTETTO CETRA SINDACALE NON VUOLE (PER COLTIVARE SOLO IL SUO ORTICELLO)

L'esplosione della rivolta sociale è solo rinviata. Il governo Letta/Alfano (non poteva essere altrimenti) dice di aver trovato finalmente i soldi per rifinanziare la Cassa Integrazione “in deroga” e per prorogare fino al 31 dicembre i contratti dei precari della PA. Sulla CIG in deroga, non noi ma i tifosi dell'inciucio (tra cui Angeletti) fanno finta di cadere dalle nuvole lamentandosi che questi soldi provengano per metà “dai lavoratori” dato che sono stornati dagli incentivi ai premi di produttività e dai fondi per la formazione professionale. Forse non tutti sanno che quando sindacati di questo tipo urlano di dolore in nome di presunti “lavoratori” in realtà usano gli stessi come scudi umani perchè quei soldi tipicamente vanno a foraggiare principalmente la burocrazia sindacale.E poiché quel tipo di sindacati vede ormai solo nel denaro la propria ragione di esistenza, osserviamo che, non volendo, il governo ha pescato bene le risorse e i destinatari del rifinanziamento potranno dire, in tema di redistribuzione del reddito, che quanto non si è mai riuscito a fare nella società italiana è riuscito nel più ristretto panorama sindacale. Direbbero i sociologi (nonostante il pianto di Angeletti) che si sono realizzati in quel laboratorio dei primi elementi di giustizia sociale. Quanto alla proroga di 6 mesi dei contratti dei precari della PA, nessuno per ovvi motivi (cercate pure se volete) se l'è sentita di sollevare critiche specifiche. Il cuore direbbe di trovare una soluzione di stabilizzazione definitiva ma il cervello (non crediate, anche quello degli stessi precari) ci dice che né la proroga né la stabilizzazione (e tanto meno la cacciata) , in questo contesto, possono essere soluzioni oneste a una questione che per motivi ideologici nessuna delle forze politiche in campo sembra essere in grado di affrontare di petto.
E' indubbio: siamo in recessione e questo può giustificare la difficoltà di uscire dall'impasse. Ma il confronto con ciò che sta accadendo nel resto del mondo sviluppato e anche all'interno dell'Unione Europea dovrebbe farci riflettere e dovrebbe convincere il novello Quartetto Cetra (Camusso-Bonanni-Angeletti-Centrella) a lasciar perdere il vecchio repertorio e a cercarsi nuovi autori.
USA, Giappone e Regno Unito stanno crescendo. Nell'Eurozona i Paesi a noi paragonabili (per dimensioni) , Francia e Germania, se la stanno cavando meglio di noi. L'Italia ha un dato preoccupante soprattutto relativamente alla disoccupazione. Proprio lì, sul Lavoro, la Germania ha saputo cambiare marcia. Cosa che noi ancora non ci mettiamo in testa di fare. I più grossi sindacati di casa nostra non sembrano essere in grado di aiutare i lavoratori a attraversare il guado. Hanno paura di perdere potere, influenza, soldi. Sta ai lavoratori svegliarsi e scegliersi altri compagni di viaggio, pena la fame e l'emigrazione forzata dall'Italia.Altro passaggio critico è quello delle tutele e del mantenimento dei diritti. In Italia abbiamo una specificità: solo una consistente minoranza di imprenditori crede anche in una propria funzione sociale. Le Associazioni datoriali più seguite purtroppo risentono e nella peggiore delle ipotesi assecondano un atteggiamento egoistico, speculativo e piratesco di una ristretta maggioranza del mondo imprenditoriale e professionale. E questo è un grande problema, perchè la ritrovata competitività in un ambito di civiltà del mondo del lavoro richiede una qualità media dei protagonisti che difetta nel mondo datoriale. Ecco perchè qualsiasi processo di riforma (contrariamente a quanto ritenuto dalla corrente di pensiero Treu-Biagi-Sacconi-Damiano-Fornero) non può non vedere il rafforzamento di un soggetto pubblico che accompagni le novità con una vigilanza potenziata, intelligente, comprensiva o dura a seconda delle variabili esigenze, a tutela del soggetto più debole. Oltre al potenziamento, finchè la Giustizia non sarà in condizione di riorganizzarsi, dell'arbitrato come strumento privilegiato nella risoluzione (a costo zero per i lavoratori) delle controversie di lavoro.Perchè non esistono scorciatoie nel cammino verso più elevati livelli di civiltà nel mondo del lavoro e perchè non è giusto che, a seconda della maggioranza al potere, chi dovrebbe essere imparziale (la vigilanza statale) indossi l'una o l'altra maglietta.E a garanzia dei lavoratori va garantita accessibilità e pari dignità a tutte le organizzazioni sindacali in qualunque posto di lavoro, accantonando una volta per tutte le tentazioni di monopolizzare la rappresentanza e la contrattualistica. Diritti e garanzie, poi, uguali per tutti i singoli lavoratori, qualsiasi sia il loro contratto e la dimensione delle aziende in cui lavorano. In altre parole, l'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori va esteso a tutti e l'art. 19 va riformato, prevenendo indebite e interessate operazioni di manipolazione della rappresentanza sindacale da parte dei soliti noti. Venga messo in soffitta pertanto l'accordo scellerato (in odore di porcellum) tra triplice e confindustria del giugno 2011.
Ma dove occorre mettere le mani, una volta per tutte, una volta preparato il campo di gioco? I CCNL vanno mantenuti ma completati da contratti territoriali e aziendali che possano derogarli. Qualcuno ricorderà che oltre (naturalmente) a Sacconi solo noi, a livello nazionale abbiamo colto gli spunti interessanti del famoso articolo 8. Pur trattandosi da parte di Sacconi di una marchetta pro Fiat e pro Marchionne, l'errore di gran parte del mondo sindacale è stato però quallo di lasciare in mani inadeguate (e malintenzionate) la bandiera del nuovo e della flessibilità. Occorre superare tutte le precedenti riforme liberalizzando i contratti di lavoro anche andando oltre a quanto fatto in Germania.Giusto detassare completamente le nuove assunzioni. Giusto premiare la produttività con norme più organiche e generalizzate ma sacrosanto valorizzare i contratti di solidarietà o la partecipazione dei lavoratori all'azionariato d'impresa in coerenza con una seria valutazione delle effettive prospettive di mercato di una azienda. Lasciar fallire le aziende decotte e fuori mercato ma salvaguardare, con l'apporto responsabile dei lavoratori, quelle che possono essere rilanciate, specie in territori difficili (esempio la Sardegna) dove lo Stato potrebbe fare molto instaurando zone franche dal punto di vista fiscale. Due questioni vanno infine affrontate una volta per tutte, in maniera corretta. Il reddito di cittadinanza al posto degli attuali ammortizzatori sociali. Vanno superate le resistenze degli altri sindacati che si frappongono ogni qual volta una scelta diminuisca il loro ruolo. Ma va anche scongiurato (e questo accade da anni con la CIGO e la CIGS) il fenomeno della perdita di stimoli e motivazioni da parte dei lavoratori con la durata eccessiva dei trattamenti. E poi una volta per tutte va debellata la schiavitù nel mondo del lavoro: quella apertamente illegale (il caporalato, rimasto indifferente alla strombazzata stretta repressiva sterilmente e fumosamente dettata dalla CGIL) e quella legalizzata delle cooperative. Va tolta una volta per tutte la vigilanza ai vigilati (le Centrali cooperative che revisionano per conto dello Stato le loro stesse cooperative che pagano loro la quota associativa) e affidata completamente allo Stato, dando più poteri agli ispettori, almeno finchè non sarà fatta pulizia di tutti gli amministratori delinquenti. Va immediatamente sanata la posizione degli extracomunitari che lavorano, vanno chiusi i CIE e va offerta a questi esseri umani, anche per prevenire gravi fatti delinquenziali, una alternativa alla schiavitù e al degrado. La polemica sullo ius soli è sospetta in quanto è chiaro che è condotta non per fare il bene degli esseri umani ma perchè si spera o si teme che l'afflusso di nuovi elettori possa cambiare gli equilibri elettorali.
Quanto alla proroga dei contratti precari della PA, la stessa (è bene che si dica la verità a questa gente) è un semplice rinviare il problema. Vorremmo dire a quei lavoratori, per lo più giovani, di affrancarsi dalla pelosa solidarietà dei sindacati dei lavoratori pubblici che fingono di tutelarli. La possibilità per loro di conservare un posto di lavoro, valorizzare l'esperienza fatta e la loro professionalità è nella costruzione di una nuova PA. Proprio quello che temono i sindacati pubblici “rappresentativi” collusi con politica e dirigenza. La Pubblica Amministrazione italiana, così come la conosciamo, è vicina alla scadenza semplicemente perchè è divenuta impopolare e spesso inutile agli occhi dei cittadini.Più volte abbiamo indivuduato nelle Banche e nello Stato i nodi della crisi italiana. E in particolare nell'attuale personale pubblico, sia funzionari che dirigenti, un elemento fondamentale del cambiamento. Solo chi è “dentro” infatti può, al contrario del resto dei cittadini che sono all'esterno, comprendere e indicare ai soggetti preposti dove va usato il bisturi, dove le manette e dove invece andrebbero sviluppate nuove competenze e immesse, tramite i processi di mobilità interna, nuove risorse umane. Il personale di ruolo è restio a mettersi in gioco, per timore di perdere benefici consolidati. A nostro parere potrebbero essere proprio i precari della PA il soggetto motore per perseguire soluzioni nuove e rivoluzionarie, all'interno delle Amministrazioni, proprio perchè è più incerto il proprio destino. Temiamo invece che seguire la linea illusionistica di CGIL-CISL-UIL (state con noi perchè prima o poi vi faremo assumere tutti) possa portare al disastro. Un po' come è accaduto al resto del personale pubblico che, dopo anni di sacrifici, di rinuncia (col meccanismo delle RSU farlocche e della rappresentatività truccata) alla vera democrazia partecipativa, di sostegno economico a sindacati in realtà comandati dai direttori del personale, di debolezza e involontaria complicità nel non affrontare i temi della produttività legata a una effettiva pubblica utilità, è stato mandato allo sbaraglio da quei stessi sindacati nei confronti dell'opinione pubblica (già avevano la nomea di fannulloni e raccomandati prima ancora dell'avvento di Brunetta) tanto che nessuno si scandalizza più, in Italia, se per tre milioni di lavoratori l'adeguamento economico è stato, è e sarà bloccato per anni.
In conclusione, poiché la realtà muta in maniera sempre più convulsa e la puzza di zolfo aumenta, sarebbe ora che i la maggioranza dei lavoratori privati e pubblici chiedesse a CGIL-CISL-UIL la restituzione dei propri cervelli e portafogli indebitamente a loro lasciati in custodia da trent'anni.
Ce la farà?


SOSPENDERE (E QUANTO PRIMA SOPPRIMERE) L'IMU SUI CAPANNONI INDUSTRIALI E NEL COMPARTO TURISMO E COMMERCIO: FACCIAMONE ANCHE COME LAVORATORI LA NOSTRA BATTAGLIA (SE ASPETTIAMO “DAVIDE” LETTA...)

Di solito non siamo mai d'accordo con Confindustria e Confcommercio che, non a caso, hanno scelto come proprio partner preferenziale la triplice sindacale. Due facce della stessa medaglia, di quella rappresentanza del mondo produttivo che ha contribuito, con la sua iperpoliticizzazione e il suo servilismo alla politica, alla rovina economica del paese. Però stavolta dobbiamo dare loro ragione. Va bene che ormai questi settori (PMI, Artigianato, Turismo, Commercio) sono “più di là che di qua”. Ma proprio perchè il massaggio cardiaco dura da tanto tempo e certe fatiche vanno ricompensate, ci sembra opportuno che questa volta il governo permetta al soccorritore di continuare il suo tentativo.Ci auguriamo che lo schieramento “trasversale” che sin d'ora, in Parlamento, si sta formando per rimediare al disastro in sede di emendamenti al decreto, si allarghi sempre di più.Si dice che la estensione era nelle intenzioni ma che problemi tecnici insormontabili non lo hanno consentito. Ci risulta però che da tempo certe poltrone decisionali siano ad esclusivo appannaggio dei supertecnici che evidentemente quando hanno accesso alle stanze dei bottoni ministeriali si trasformano in fretta da formiche a cicale, da piloti abilissimi della finanza pubblica a (finti) imbranati neopatentati. Forse perchè quando le coperte sono corte già si sa da dove la forza che le tira a sé è più debole (ossia meno tutelata politicamente)? Ci risulta che i tempi siano stretti (per l'imminenza del pagamento della rata e per i vincoli europei) e che il governo sia pronto a blindare il decreto, non consentendo emendamenti. E per fortuna che Enrico Letta, l'astro nascente, ha detto, nel discorso per la Fiducia "Ho pensato molto al personaggio biblico di Davide nella valle delle nostre paure davanti al Golia di sfide gigantesche. Dobbiamo spogliarci della spada e dell’armatura che ci appesantirebbero. Ci serve il coraggio di mettere da parte prudenza politica e la fiducia”. Evidentemente è bastato il primo ostacolo, la gestione della patata bollente IMU, a far riconsiderare al personaggio biblico evocato, ammaliato anch'esso dalle atmosfere ministeriali, l'opportunità di rimettersi la corazza e di lasciare la spada ad Equitalia che busserà con essa alla porta dei produttori in difficoltà. Che eroe!

SOSPENSIONE MA NON SOPPRESSIONE DELL'IMU: JUST AN ILLUSION

L'AGL valuta come pasticciata e inefficace la sospensione dell'IMU. Noi eravamo (e siamo) per l'eliminazione e la restituzione della stessa. Contrariamente a quanto affermato da tanti ideologhi schierati, riteniamo che le imposte non debbano avere valenza punitiva (penalizzare in maniera fine a se stessa le ricchezze accumulate) ma essere modulate in maniera da creare la combinazione più credibile affinchè alla fine della fiera, il risultato sia maggior reddito prodotto e ricchezza generata.
Chi sono in Italia i proprietari di quegli immobili di recente sommersi fino al collo dall'IMU? Fondamentalmente dei risparmiatori (perchè il canale fondamentale del risparmio in Italia è (era?) l'investimento immobiliare).E e quindi, per lo più, lavoratori. Per di più indebitati per i mutui contratti. Quindi cornuti e mazziati. Analoghe perplessità abbiamo sempre avuto per altri due totem spesso evocati sempre dalla stessa corrente di pensiero. Le tasse sulle transazioni finanziarie e quelle sul lusso. Riflettiamoci bene: non cancellano le ingiustizie ma tagliano le gambe a settori che creano lavoro e reddito, dirottando altrove denaro e investimenti. E creando quindi le condizioni per maggiore disoccupazione, alla lunga e bassi stipendi nel breve. E quando si dice che queste risorse andrebbero a finanziare servizi essenziali, si mente sapendo di mentire. Perchè tutti sappiamo che il grosso di esse (anche nei Comuni, indipendentemente dal loro colore politico) va a alimentare la macchina burocratica, le consulenze concesse a amici degli amici e gli appalti inutili. Le famiglie e i più deboli abbandonati sono e tali continueranno ad essere. Non è possibile che nelle Amministrazioni pubbliche si pratichi costantemente la politica dei due tempi: prima i soldi (da divorare) poi riforme, razionalizzazione, dimagrimento, riorganizzazione (mai visti). E' un gigantesco imbroglio che solo una minoranza degli italiani, per il momento è riuscita a cogliere e a trasformare in controproposta politica. Il risparmio va agevolato, non disincentivato (ci risulta che paesi più evoluti del nostro stiano facendo proprio il contrario del governissimo) E poi una domanda: se voi foste tra i proprietari di immobili interessati, come reagireste a questo salto nel buio della sospensione (e non della soppressione) dell'IMU? Avreste le idee più o meno chiare sulle vostre prospettive di risparmio, sul destino dei vostri soldi, sull'opportunità o meno di consumare di più? Vogliamo dire che, agendo in tal maniera, il governo non ha messo di fatto più saldi nelle tasche degli italiani , da dirottare in più consumi, ma ha congelato a tempo indeterminato e incerto quelli che pensiamo siano ancora soldi nella nostra disponibilità. E soprattutto non ci ha rassicurato su che fine farà il risparmio in immobili. Come faremo a stupirci se a breve constateremo fenomeni evasivi tesi a salvare il salvabile da parte del contribuente-risparmiatore?

martedì 7 maggio 2013

SAVIONI (AGL) : I LAVORATORI E L'ATTUALE FASE POLITICA

                      (nella foto: IVANO SAVIONI della Segreteria Generale dell'AGL)

L'AGL è d'accordo in parte con quanto affermato dal Presidente di Confindustria Squinzi. Detassare il lavoro è sacrosanto ma anche l'IMU, quanto meno per tutte le prime case, indipendentemente dal reddito del proprietario, dovrebbe essere tolta e restituita. Speriamo quindi che questo Governo messo assieme in maniera un po' strana faccia qualcosa di davvero concreto e nella maniera più veloce possibile, senza perdersi in lunghi ed inutili dibattiti che rischiano di partorire, come al solito, un nulla di fatto, superando una volta tanto, la burocrazia che anch'essa ingessa (e ha ingessato) questo Paese. Non sarà facile perchè la Burocrazia rappresenta il Quarto Potere in Italia. La gente è stufa di chiacchiere. In modo particolare i ceti meno abbienti che ormai (e purtroppo è quasi la norma) fanno sempre più fatica a mettere assieme il pranzo con la cena. Spero che anche tutti gli altri sindacati facciano la loro parte ponendosi questa volta in modo collaborativo anziché alzare il solito muro che spesso danneggia principalmente i lavoratori appartenenti alle categorie più deboli. I Sindacati che in modo prevalente si occupano dei lavoratori statali dovrebbero smetterla di difendere ad oltranza anche quei lavoratori, loro iscritti che, parliamoci chiaro, sono dei lavativi (vedi quanto accaduto non troppo tempo fa al Comune di Reggio Calabria , dove alcuni lavoratori timbravano il cartellino per sé e anche per altri, andandosene subito dopo a farsi la spesa o a sbrigare faccende loro personali. Queste persone sono state individuate e denunciate ma spero che vengano severamente punite e i sindacalisti che li difendono dovrebbero solo vergognarsi. Tutto poi per mantenere qualche loro povera posizione di potere. Noi , naturalmente, siamo dalla parte dei lavoratori ma non certamente da parte dei lavativi. Tanto per intenderci, non siamo come la CGIL. Dando uno sguardo alla situazione politica appare poi che nonostante tanto agitarsi, alla fine è sempre Berlusconi colui che suona la musica che tutti ballano. Tutti lo hanno deriso e dato per finito ma sono bastate cinque sue comparsate in TV per spostare voti a favore del centro destra. La personalità dell'uomo di Arcore evidentemente non ce l'ha nessun altro politico!

                                                              IVANO SAVIONI
                          (membro Segreteria Confederale AGL)

venerdì 3 maggio 2013

LA FESTA (1° MAGGIO) E' FINITA MA CGIL-CISL-UIL NON HANNO RISPOSTO: PADELLA O BRACE?

Non abbiamo voluto intervenire durante la festa del 1° Maggio, festa che onoriamo e rispettiamo, per la storia che rappresenta. Non sta bene infatti né rovinare le feste altrui né delegittimarle o sminuirle. Abbiamo avuto però una netta sensazione. Che sia stata un'occasione di unità si, ma da parte di sindacati superati, che da anni non ne hanno imbroccata una e che non sanno più quali pesci prendere. Fin qui nulla di male. Non si può imputare a sindacati normali, fatti di gente normale, di non saper guardare al di là del proprio naso. Non sono solo loro, ma i lavoratori tutti, preoccupati della propria sopravvivenza. E quando uno ha timore fondato di non farcela a mettere insieme il pranzo con la cena, quando mancano gli zuccheri dal cervello, la fantasia difetta e la capacità di ragionamento rallenta. Capiamo quindi il disorientamento della Triplice ma ciò non significa lasciarli fare, consentire loro, cioè, di portare a fondo definitivamente l'insieme dei lavoratori italiani. La strada da intraprendere è diametralmente opposta a quella che ci hanno indicato da anni, ripetendosi, questa volta unitariamente, nelle rituali manifestazioni e comizi. Il primo errore è considerare il “lavoro” come un oggetto che qualcuno avrebbe nascosto chissà dove. In realtà il lavoro, ossia la società che si muove, è uno stato complessivo che bisogna recuperare al più presto rimettendo in moto la società stessa e l'economia, rimuovendo ostacoli di cui sono responsabili anche le più grandi organizzazioni sindacali. Quel concetto di lavoro non può essere più quel che serve all'Italia perchè puzza di assistenzialismo lontano un miglio. Parliamoci chiaro: questi signori vorrebbero far assumere dallo stato i lavoratori espulsi dal processo produttivo, Pagando i loro stipendi con tasse a carico di chi non è rappresentato e tutelato dai sindacati confederali. Svegliatevi amici: non siamo più negli anni settanta e questa soluzione è improponibile. In realtà quello stesso “lavoro” , nei progetti di questi signori, dovrebbe finanziare le pensioni di coloro che costituiscono un pilastro fondamentale del residuo consenso di quella parte. Se oggi la perdita del lavoro è un dramma in Italia è anche perchè per decenni è stato lavato il cervello a milioni di lavoratori convincendoli che se uno nasce dipendente mai e poi mai potrà cambiare lavoro se l'economia lo richiedesse. Tanta disperazione, rassegnazione e rinuncia, soprattutto nel centro sud, tanti suicidi assurdi discendono proprio dalla diffusione di questa scellerata ideologia, incapace di costruire una umanità che pratichi un giusto mix tra collettivismo e individualismo. Il Paese è stanco di essere preso in giro dai sindacati e dalla classe politica di governo. E' dal dopoguerra che è noto a tutti coloro che, anche poco, si interessano di questi argomenti, che quando si afferma di voler reperire le risorse necessarie dalla lotta all'evasione fiscale è come se si dicesse che quei soldi non verranno recuperati mai. Stranamente si fa passare in secondo ordine l'Europa , quando è la prima a ricordarcelo. Dire che si vuole redistribuire il reddito tramite le risorse disponibili (?!) provenienti dall'evasione è come assicurare i meno abbienti che per loro continuerà a non farsi un bel nulla. Imperdonabile, ciò, quando detto da un capo sindacale, quello deputato, in democrazia, a rappresentare e tutelare i lavoratori. Finchè non si metteranno in testa che il lavoro non si crea da assunzioni dirette dello Stato o da parte di aziende assistite dallo stato ma unicamente dalla ripresa di aziende capaci di crescere nella competizione, dell'Italia di oggi dimostreranno di non aver capito nulla. L'Italia non è né morta, né viva né moribonda. Noi pensiamo semplicemente che sia ferma e che ancora da essa non sia emersa una classe dirigente (economica, politica e sindacale) in grado di portare fuori dalla palude una popolazione anch'essa colpevole, per ignavia, dello sfascio e che dovrà dimostrare, riappropriandosi di un ruolo partecipativo, di meritare di sopravvivere. Più volte abbiamo detto che il nodo della crisi italiana è nello Stato (assunzioni clientelari e sistema fiscale demenziale, generatore di evasione, in primis) e nelle Banche. E' da lì che occorre iniziare per costruire un Paese nuovo. Si tratta di soggetti oggi forti e autoreferenziali che difficilmente cambieranno. I sindacati farebbero bene a lasciar perdere le piazze e a dire direttamente che cosa hanno in mente per cambiare il Paese in quei due gangli fondamentali. Il resto sono chiacchiere e illusioni. Ebbene né il primo maggio né in precedenza abbiamo avuto concrete risposte. Male, perchè non c'è più tempo, la gente non ha più pazienza e ormai non si fa impressionare più neppure dalle Istituzioni. Temiamo che questo governo di grande coalizione, più che di una occasione per tirarsi su le maniche e darsi da fare per salvare il Paese (un po' come avvenne per gli angeli del fango dell'alluvione di Firenze, magari fosse cosi!) sia in realtà un grande alibi per chi è stato incapace finora di risolvere i problemi e una maniera di guadagnare tempo per chi (potendoselo permettere) abbia necessità, il prima possibile , di portare al sicuro, all'estero, soldi, risorse e imprenditorialità. Tra poco, quindi, l'evasione fiscale potrebbe essere un problema definitivamente risolto per emigrazione senza ritorno (portandosi dietro il malloppo) di chi ha evaso. Nulla sul reddito minimo garantito, nulla sulle zone franche fiscali per lo sviluppo, nulla sull'abolizione dell'Irap. Certo, dell'Imu si parla, essa sembra il fulcro dello scontro. Perpetuando l'Imu probabilmente rovineremo coloro che non avendo liquidità dovranno vendersi casa (sottocosto agli speculatori) per pagarla (faccia molta attenzione, la Triplice: la sua platea è in gran parte quella di proprietari di case). Mantenendola consentiremo ai Comuni di non fallire smettendo di fornire servizi essenziali. Altro modo concreto di trovare questi soldi, se notate, non l'ha indicato nessuno. Manca un progetto, da parte di chiunque, che sia credibile e che permetta ai lavoratori di sposare l'una o l'altra tesi. Chi ha governato ha le sue colpe. Ma anche chi doveva fare opposizione e costruire una alternativa non ci sta proponendo altro che la scelta (valga per tutti proprio l'esempio dell'Imu) se finire in padella o nella brace. Diciamo qualcosa di impopolare: se una classe dirigente è l'espressione di un popolo (che l'ha votata o quanto meno le ha consentito, senza ribellioni, di conservarsi e, per la parte che ci interessa, di essere pungolata da sindacati di marzapane) non sarà forse il popolo italiano (gran parte di esso) ad avere qualche problemino nella propria mente e nella sua forza di volontà?