Confederazione Sindacale A.G.L. Alleanza Generale del Lavoro

Confederazione Sindacale A.G.L. Alleanza Generale del Lavoro
(confederazione sindacale dei lavoratori) codice fiscale: 97624870156; atto costitutivo (e statuto) registrato presso l'Agenzia delle Entrate, DP I MILANO-UT di Milano 1, in data 04/06/2012, serie 3, n.7107- sede naz.le:Via Antonio Fogazzaro 1, sc.sin. 3° piano, 20135 Milano, tel.3349091761, fax +39/1782736932, Whatsapp 3455242051, e-mail agl.alleanzageneraledellavoro@gmail.com ; e-mail certificata: alleanzageneraledellavoro@pec.it

giovedì 27 settembre 2012

SCIOPERO LAVORO PUBBLICO 28/9/2012: LE RAGIONI DEL "NI"

In merito allo sciopero di domani non ha poi molto senso precisare se si aderisca o meno, se sullo stesso si sia o meno d'accordo. Perchè ogni lavoratore è libero di decidere con la sua testa. Semmai può essere utile fare qualche considerazione sul momento nel quale questa iniziativa di CGIL e UIL si colloca. Al momento in cui scriviamo, solo la CONFSAL ha deciso di aggregarsi, seppur separatamente.
La CISL è stata contraria sin dall'inizio, UGL e CISAL si sono tirate indietro all'ultimo momento, il sindacalismo di base per lo più contesterà gli organizzatori ma certamente non si farà scappare l'occasione per presentarsi in spezzoni dei cortei, costituendo essi comunque momenti di “conflitto”.
Chi ha iniziato a seguirci da un po' di tempo sa già cosa noi pensiamo dello strumento sciopero. Lo consideriamo controproducente nel settore pubblico (non procura danni ma solo guadagni alla Amministrazione controparte, è noto infatti che nella PA non si crea profitto), irrilevante nel privato, purchè lo stesso non sia ad oltranza fino al raggiungimento dell'obbiettivo.
Ci potrebbero domandare, allora, quale sia l'alternativa, là dove ci sia l'esigenza di lottare?Nella P.A. : campagne informative verso l'opinione pubblica su fatti e comportamenti di singole Amministrazioni e dirigenti che solo chi è all'interno della PA può conoscere. Nel privato, appunto, lo sciopero ad oltranza. Si fanno provviste e si smette di lavorare.
Ma in entrambi i casi, la condizione è che le iniziative si decidano, organizzino e attuino assieme, da parte di tutti i lavoratori, tramite le rappresentanze comunque esistenti. Non è opportuno agire da minoranze, poiché se la maggioranza decide di non protestare vuol dire che c'è un problema ossia che i lavoratori vogliono altro, nei contenuti e nei metodi.
Il concetto che uno sciopero possa “incidere sull'azione del governo” è, in questo quadro istituzionale, sbagliato. Per il semplice motivo che ad incidere sul governo devono essere i partiti, attraverso l'azione parlamentare o, al limite, con la competizione elettorale. Ma i partiti non si interessano di ciò, per cui dal mondo del lavoro occorre supplire a questa assenza. Ma non è giusto neppure che tutto si blocchi per l'ignavia e l'irresponsabilità dei partiti. Pertanto non solo deve essere messo in discussione il concetto di sciopero ma anche quello di “autonomia” dei sindacati dalla politica e dai partiti. Sappiamo che questa autonomia non c'è, che la politica in realtà influenza i sindacati che avrebbero forza economica e elettorale per ribaltare il rapporto. Ma non usano questa forza perchè i partiti hanno imposto loro di essere “autonomi” quindi impotenti rispetto alla politica stessa. La soluzione? Un partito dei lavoratori dipendenti? Non avrebbe successo, ricalcherebbe l'esperienza del partito dei pensionati. Sarebbe meglio invece cambiare proprio modello (sarebbe ora), passare a un assetto di tipo (da adattare all'Italia) anglosassone in cui vi è uno stretto legame , dichiarato, trasparente, alla luce del sole, tra partiti e sindacati. Non si vuole farlo? Pazienza, allora vuol dire che i lavoratori e la parte migliore del sindacalismo italiano hanno la vocazione alla sconfitta. D'altronde, che fine farebbero le associazioni di beneficienza (al cui interno a volte si gestiscono milioni di euro) se improvvisamente sparissero i bisognosi? Occorre quindi comprendere come vanno le cose. Il nostro sindacato è l'unico in Italia che non prevede l'incompatibilità tra cariche politiche e cariche sindacali. Perchè se si vogliono servire i lavoratori lo si può fare contemporaneamente e in maniera trasparente su entrambi i versanti. In Italia non si puo? Semplice, perchè uno alla luce del sole fa il sindacalista ma al buio il politico. Oppure, all'aperto il politico, ma segretamente, il lobbista di pezzi del potere pubblico (con il relativo esercito di dipendenti) o di quello privato.
Con questa scusa che la colpa non è dell'Amministrazione, ma della politica, la politica ribatte che occorre prendersela con la maggioranza governativa, la quale si difende affermando che non ha potere. Ma chi consente a dei non eletti di governare? Alcuni partiti che però, guarda caso non sono la controparte di questo dichiarato sciopero, se non per una allusione costante agli sprechi e ai costi della politica. Grande fesseria (se intesa come misura risolutiva) perchè innanzitutto anche abolendo quei costi non risparmieremmo quanto occorre ad esempio per sbloccare i rinnovi contrattuali del settore pubblico e poi perchè se con la politica non si potesse guadagnare quanto occorrente a far fronte ai costi neppure i frati si impegnerebbero per il bene comune. E poi un piccolo particolare: un parlamentare è eletto dal popolo (seppur in alcuni casi, con il porcellum, nominato dalle gerarchie partitiche, le quali però hanno interesse alla presentabilità elettorale dei singoli, pena la trombatura della lista), un dirigente invece (che rimane anche quando cambiano i ministri e che è quello che in realtà comanda a vita in un ramo della PA) ha solo vinto un “concorso” (vogliamo parlare dei concorsi italiani?). E noi, quando si parla di interesse pubblico (ad esempio relativamente ai risparmi da attuare nella PA) non possiamo porre sullo stesso piano questi due soggetti: pendiamo dalla parte di colui che ha avuto (anche se in maniera tortuosa) i voti della gente, con una faccia conosciuta, non di chi magari, a nostra insaputa, è sul libro paga di chi sa chi e di cui non conosceremo mai il volto). Ecco perchè noi come sindacato (unici in Italia) siamo per lo spoils system e per la magistratura elettiva, ad esempio. La cosa non ci rende popolari? Pazienza, accomodatevi, andate avanti con questi “sindacati” che hanno “vinto” il blocco per 7 anni dei rinnovi contrattuali.La Camusso pertanto (per fare un esempio, ma vale per le altre sigle) lasci perdere il povero Monti, che è solo un esecutore del potere bancario e se la prenda con Bersani, chiedendogli conto di che diavolo stia combinando in quella maggioranza. Invece di chiedere a Marchionne quali siano i modelli previsti da FIAT (e Marchionne fa bene a tenere segreto ciò per non avvantaggiare la concorrenza) chieda a Bersani (che, piccolo particolare, è già stato per anni Ministro dello Sviluppo Economico) che modello di società e economia realizzerà se vincerà le elezioni.E visto che siamo a dirci la verità su tutto, sarebbe ora che non i sindacati ma i singoli lavoratori italiani (soprattutto quelli pubblici) ci facessero capire, se veramente la situazione per loro è così grave, perchè la propria combattività è ai minimi termini nell'Occidente capitalistico. Ci rifiutiamo di credere che si rinunci a difendere appieno la propria dignità solo perchè le banche tengono il cittadino per i cosiddetti ricattandolo sul mutuo della casa. Perfino in Cina si stanno ribellando, ma sul serio e non con un rituale sciopero generale di un giorno. Non si capisce perchè in Italia questo non avvenga. E qui la colpa non è della Camusso, persona in buona fede che come tanti sindacalisti (e politici) ha dedicato la vita a interessi superiori rispetto a quelli personali. Non si ritiene di ribellarsi oltre certi limiti? Anche qui, pazienza. Quando sarete pronti, cari lavoratori italiani, fateci un fischio.Almeno Bonanni e Centrella su questo sono coerenti. Preso atto della volontà della maggioranza dei lavoratori pubblici di evitare realisticamente il peggio e di non pensare, per una volta, altro che a se stessi, accontentandosi di non perdere il posto e di vivere con uno stipendio da fame, hanno tratto spunto dal segnale fornito da Patroni Griffi qualche giorno fa e si sono dichiarati disponibili a trattare, seppur in posizione di debolezza e svantaggio, per riaprire quegli spazi di contrattazione che fino a ieri sembravano addirittura appartenenti alla preistoria.
In ogni caso, a parte queste considerazioni, rispettiamo entrambe le opinioni, auguriamo agli scioperanti un buon successo della loro iniziativa e apprezziamo anche la posizione di chi coerentemente e in buona fede è convinto dell'inutilità (e della dannosità) dello sciopero in presenza comunque di un avvio di dialogo.
Come AGL (questo il senso del nostro intervento) riteniamo però di non concordare né con l'una né con l'altra posizione. Noi pensiamo solo al futuro (ormai il presente è compromesso) Va recuperato nel merito un coordinamento tra le espressioni rappresentative dei lavoratori, eventuali future iniziative dovranno, quanto meno nel metodo, essere di spirito unitario per essere incisive.
Quello che secondo noi è evidente (e più importante, altro che lo sciopero o la trattativa con Patroni Griffi, con Marchionne o con Monti) è che questo modello sindacale non solo è in crisi ma ha perso e che occorre ripensare (pur nel rispetto di una gloriosa storia di lotte) al modo di essere del sindacato nella società e nella politica italiana. Nell'esclusivo interesse dei lavoratori.

mercoledì 26 settembre 2012

SI CONCLUDE CON LA VITTORIA DELLA COOPERATIVA "SOCIALE NONCELLO" DI PORDENONE IL MATCH DI 13 ANNI CON L'INPS


La Corte di Cassazione, nel pronunciarsi in merito a un contenzioso che per anni ha visto contrapposti l’Inps da un lato e la Cooperativa Sociale Noncello di Pordenone dall’altro, ha riconosciuto la possibilità per una regione (nel caso in questione, il Friuli) di integrare (purchè non andando “contro” l'art.4),l’elenco delle categorie di “soggetti svantaggiati” contenuto nella legge sulle cooperazione sociale, la 381/91.

Alla fine degli anni '90 l'INPS contestò alla cooperativa (alla fine risultata vincitrice)

di non aver assolto all’obbligo, a cui tutte le cooperative sociali di inserimento lavorativo sono soggette, di avere tra i propri lavoratori almeno il 30% di “soggetti svantaggiati” così come definiti dall’art. 4 legge 381/91 (invalidi, ex degenti di istituti psichiatrici, soggetti in trattamento psichiatrico, tossicodipendenti, alcolisti, minori in situazioni di difficoltà familiare e condannati ammessi a misure alternative alla detenzione) e quindi di aver fruito illegittimamente delle riduzioni contributive previste per questo tipo di imprese.La cooperativa nel conteggio dei propri lavoratori svantaggiati aveva incluso anche alcune categorie non esplicitamente contenute nella 381 ma tuttavia previste dalla legislazione regionale in materia di cooperazione sociale.

Questa vicenda dovrebbe farci riflettere per alcuni aspetti che hanno interessato, da più di ventanni , questa tipologia di cooperative.

Innanzitutto il ruolo, in questo campo, repressivo da parte dell'INPS, “responsabile” della “chiusura” di esperienze magari poco sosfisticate dal punto amministrativo ma senz'altro di valore dal punto di vista umano e solidaristico.

INPS che si è mosso senza che gli altri soggetti istituzionali (il Ministero del Lavoro fino al 2001, il Ministero dello Sviluppo Economico da allora ad oggi) abbiano saputo con incisività imporre quanto meno un ragionevole coordinamento dei vari aspetti dell'attività di vigilanza. Speriamo che questa sia una buona occasione per iniziare a lavorare in tale senso, in modo che d'ora in poi non esistano circolari discordanti su un medesimo aspetto regolato da una norma di legge.

Continueremo poi a insistere sull'inaccettabilità che una causa possa durare 13 anni, sia per un privato cittadino che per un soggetto imprenditoriale. Per motivi ideali innanzitutto ma se qualcuno preferisce che si faccia per forza riferimento alla “crescita”, poco male, facciamolo contento. Basta che si arrivi a un risultato.

E' poi una beffa per questa cooperativa (ma per tutti i soggetti che hanno visuuto analoghe disavventure) la non restituzione di tutti i soldi ingiustamente spesi in questi dieci anni (si parla di centomila euro) per difendersi nelle sedi giudiziarie.

Ora occorre operare su vari versanti. Innanzitutto adeguare ai tempi la nozione di soggetto svantaggiato che sempre più deve avvicinarsi all'accezione del termine nel linguaggio comune (che è stata sempre più ampia e comprensiva di quella definita dall'art. 4 legge 381/91).

Poi si ripropone un altro annoso problema: vi è sul tema una competenza statale e regionale e, purtroppo, ciò non si è tradotto in semplificazione ma in caos. In ogni regione sono rilevabili differenze e incongruenze con la legislazione statale. E, purtroppo, essendo le Regioni un crocevia di finanziamenti, è risaputo che l'assidua presenza delle centrali cooperative ai momenti di consultazione a livello regionale sulla cooperazione di produzione lavoro e sociale non solo è determinata da disinteressato slancio mutualistico ma anche dalla necessità di tutelare economicamente i più importanti tra i loro associati. Con tutti i rischi (inquinamento di scopi,conflitti di interesse o peggio) che ciò può comportare. Urge quindi che la questione sia risolta nell'ambito di un nuovo assetto istituzionale.

Riguardo a ciò le incongruenze da evitare sembrano due: una inflazione di tipologie di svantaggio (risolvibile con una graduazione e una differenziazione delle agevolazioni all'interno della legge nazionale) e lo squilibrio tra regione e regione, non sempre giustificabile dalle differenze sociali , economiche e territoriali tra una regione e l'altra. In altre parole, se l'intervento non sarà accorto e calibrato, rischiamo di aprire una altra falla nella finanza pubblica dopo quella che sembra si stia chiudendo, grazie alla GdF e all'INPS, relativamente ai “falsi invalidi”.

A naso, sembrerebbe quindi riproporsi la necessità di un forte coordinamento statale della materia.A breve nessuno può impedire alle regioni di ampliare l'elenco delle tipologie ma è anche vero che il Governo potrebbe sollecitamente (sulla base dell'esperienza proprio delle varie regioni) utilizzare lo strumento del decreto interministeriale previsto nello stesso art. 4 per ampliare con nuove categorie la platea degli svantaggiati, nel caso in cui non fossero state previste, originariamente, dalla legge.

Occorre però tener presente che la materia dell'inserimento lavorativo delle persone svantaggiate non può essere tutta scaricata sulle cooperative sociali e che sembra arrivato il momento di ridefinire la materia e gli interventi in senso più ampio.Nello specifico, esistono soggetti talmente problematici da non poter essere inseriti neppure dalle cooperative sociali nell'attuale assetto di incentivi previsti che quindi vanno riveduti attraverso una necessaria consultazione degli operatori del settore.

L'ASPI(DE) DELLA FORNERO TEME DI MORIRE AVVELENATO E VA A MORDERE GLI STAGIONALI DEL TURISMO

La riforma Fornero rischia di colpire duramente, questa volta gli stagionali del settore Turismo.Stiamo parlando di decine di migliaia di persone.Come noto la legge, tra le altre novità, prevede il passaggio dalla "indennità di disoccupazione a requisiti ridotti" alla "Mini Aspi".
La prima consentiva di presentare la domanda dall'1.1 al 30.3 (riferita all'anno precedente) anche se la persona, al momento della richiesta aveva in corso un rapporto di lavoro.
Dall'1.1.2013 la domanda per la Mini Aspi, invece, andrà presentata entro due mesi dalla fine del rapporto di lavoro (a condizione che permanga lo stato di disoccupazione).I lavoratori  stagionali del Turismo che cesseranno il lavoro fra settembre e ottobre di questo anno,  risulteranno sprovvisti di qualunque forma di sostegno al reddito, poiché non esisterà più l’indennità di disoccupazione con requisiti ridotti e la Mini Aspi avrà decorrenza, dal gennaio 2013. A quella data infatti, saranno trascorsi più di due mesi dal termine della loro prestazione.
Un intoppo serissimo quindi, che richiede un intervento immediato del Governo.

lunedì 24 settembre 2012

ANCHE NOI VOGLIAMO LA PROCURA NAZIONALE SUGLI INFORTUNI SUL LAVORO, PER UN IMPEGNO STRAORDINARIO DELLO STATO (COSI' COME AVVENUTO PER LA MAFIA)

Dal sito dell'INAIL:

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Procura nazionale sugli infortuni sul lavoro: il governo boccia il progetto

processo Eternit18 settembre 2012. Malgrado le iniziali manifestazioni d'interesse, Palazzo Chigi alla fine dice no: "Una struttura del genere potrebbe innescare richieste a catena difficili da gestire". Il pm Guariniello: "Le leggi avanzate in Italia ci sono, ma è anche consolidata l'idea che si possano violare impunemente"
ROMA - Tramonta la possibilità della creazione di una maxi Procura nazionale sugli infortuni e sulla sicurezza sul lavoro. Il progetto auspicato da Raffaele Guariniello, sostituto procuratore presso il Tribunale di Torino - pur avendo riscosso l'iniziale interesse del governo - sembra adesso accantonato. "Creare una struttura del genere potrebbe innescare una serie di richieste a catena, troppo difficili da gestire", ha valutato il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ieri al workshop di Casale Monferrato dedicato all'amianto.
Il pm: "In Italia leggi avanzate, ma spesso disattese". Anche lo stesso Guariniello - tra i partecipanti alla giornata di lavoro - si è detto scettico riguardo l'eventualità di un successo. "Sarebbe il momento di passare a una nuova organizzazione giudiziaria, altamente specializzata: una procura della Repubblica che abbia una competenza estesa a tutto il territorio nazionale, per le ipotesi di reato più significative - ha affermato - Purtroppo non vedo per ora segnali positivi in tal senso". Il magistrato - esprimendo l'auspicio che si proceda alla promozione di un registro nazionale sui tumori che "non sia solo di studio", ma che supporti l'avvio di indagini e processi - ha puntato il dito contro un problema 'storico' che l'Italia sconta sul fronte giudiziario: la presenza di leggi spesso molto avanzate "ma che rimangono ampiamente disattese". Una realtà che consolida l'idea sostanziale "che le regole ci siano, ma che si possano violare impunemente".
Siracusa fuori dal processo Eternit: "Norme applicate senza omogeneità". Infine, il pm ha denunciato le disomogeneità che, a suo dire, contraddistinguono le azioni penali delle varie procure italiane. "In alcune regioni siamo un esempio per l'Europa - ha sostenuto - In altre non ci siamo. Semplicemente assenti". Sarebbe questa, ha motivato Guariniello, l'origine dell'esclusione degli stabilimenti di Siracusa dal processo Eternit. E proprio tra poco si svolgerà il secondo atto del più grande procedimento europeo in materia di infortuni sul lavoro, culminato con la condanna in primo grado degli ex proprietari del colosso dell'asbesto, Stephan Schmidheiny e Louis de Cartier, a 16 anni di reclusione per disastro ambientale doloso e omissione volontaria delle cautele antinfortunistiche negli stabilimenti di Casale Monferrato e Cavagnolo.(...)""""""""""

AGL:
Ancora un passo falso del Governo dunque. Ma noi non ci arrendiamo e sosterremo (invitando tutti a farlo) gli interventi in tal senso del PM Guariniello

SENTENZA DELLA CORTE DI CASSAZIONE: IL LICENZIAMENTO PER GRAVE INADEMPIMENTO E' ILLEGITTIMO SE LA CONTESTAZIONE E' TARDIVA

E’ stata pubblicata la Sentenza n.15653 del 18.09.2012 con la quale la Corte di Cassazione ha sancito l’illegittimità di un licenziamento, derivante da grave inadempimento, a causa della tardiva contestazione da parte del datore di lavoro.

PRIME PRECISAZIONI DEL GOVERNO SUI TIPI DI DOCUMENTO NECESSARI ALLO STRANIERO PER DIMOSTRARE LA PRESENZA IN ITALIA AL 31.12.2011




Dalle FAQ Ministeriali sulla sanatoria dei lavoratori extracomunitari irregolari rese note il 24.9.2012

""""""""""43.


Può essere considerata documentazione utile ai fini dell’attestazione della presenza del lavoratore



straniero sul territorio alla data del 31.12.2011 la seguente documentazione: passaporto munito del timbro

di ingresso apposto dalle autorità di frontiera nazionali, documentazione proveniente dalle forze di polizia ,

provvedimento di espulsione, certificazione medica proveniente da struttura pubblica, certificato di

iscrizione scolastica dei figli del lavoratore?




Si, la documentazione elencata in domanda, nonché ogni altra documentazione proveniente da

organismo pubblico, può essere accolta purchè la data riportata sul documento sia al 31.12.2011 o

antecedente a tale data.""""""""""

Cliccando qui sotto potrete scaricare il resto delle risposte ministeriali:

http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/68532C22-52B3-4F88-9420-AE1BA097008B/0/FAQ_Emersione_21_9_12.pdf

sabato 22 settembre 2012

IMU PER CASE IACP E PER COOPERATIVE EDILIZIE A PROPRIETA' INDIVISA: PROBABILMENTE CONTINUERA' AD ESSERE PAGATA INTERAMENTE





E' la conseguenza di un recente parere del Dipartimento delle Finanze.La lettura del Dipartimento delle Finanze chiarisce che la rinuncia dello Stato alla sua quota (0,38%) non rappresenta un'automatica riduzione dell'aliquota applicabile in maniera generalizzata, ma una rinuncia a favore dei Comuni. Questi, quindi, in assenza di una specifica previsione di riduzione, potrebbero verosimilmente mantenere in parte o totalmente la quota cui ha rinunciato lo Stato.Secondo noi queste risorse dovrebbero essere invece destinate a nuove abitazioni, manutenzione ordinaria e straordinaria sugli edifici, riqualificazione energetica del patrimonio.

FLOP DELLA SANATORIA E ALLUNGAMENTO TEMPI RICONGIUNGIMENTI FAMIGLIARI: NEL LABIRINTO CREATO PER GLI STRANIERI RIMARRA' INTRAPPOLATO LO STESSO GOVERNO





In questi giorni dobbiamo purtroppo registrare altri due deludenti passi indietro del governo sulla questione stranieri

1) il 20 settembre si è svolto presso il Ministero dell’Integrazione un incontro tra le organizzazioni del Tavolo Nazionale Immigrazione e  rappresentanti dei Ministeri dell’Interno e del Lavoro, coinvolti nella procedura di emersione prevista dal dl 109/2012 attuativo della  Direttiva europea n.52.I rappresentanti dei Ministeri presenti hanno confermato la posizione del  Governo (sulla documentazione occorrente per dimostrare la presenza in Italia durante la clandestinità) che impedisce di fatto a una parte dei datori di lavoro di far emergere i rapporti di lavoro in corso.

2) sempre il 20 settembre siamo venuti a conoscenza della circolare 17 aprile 2012 a doppia firma dei Ministri dell’Interno e della Funzione Pubblica, pubblicata sulla G.U. n. 217 del 5 settembre 2012, che è intervenuta in materia di certificazione finalizzata a provvedimenti sulla cittadinanza e sui permessi di soggiorno per cittadini extracomunitari, anche in tema di ricongiungimento familiare.La circolare chiarisce il compito degli uffici tecnici comunali al rilascio della certificazione di idoneità alloggiativa.Secondo la circolare, trattandosi di attestazione e non di semplice certificazione, non possono applicarsi in questo caso le norme sull’autocertificazione e quindi l’idoneità deve essere formalmente attestata dai competenti uffici comunali a seguito di accertamenti di carattere prettamente tecnico.Ciò rappresenta e un ulteriore adempimento per gli extracomunitari che quindi vengono discriminati rispetto agli italiani.E anche danneggiati perchè ciò comporterà un allungamento dei tempi per il ricongiungimento famigliare.

Tutto quanto sopra alla faccia della lotta al lavoro nero, all'evasione fiscale e contributiva, per la semplificazione amministrativa, per la deflazione del contenzioso giudiziario, per la diminuzione del debito pubblico e per la crescita e la ripresa della nostra economia.
Se il buon giorno si vede dal mattino...

venerdì 21 settembre 2012

AMIANTO QUESTIONE IRRISOLTA. E NESSUNO SE NE OCCUPA PIU'

                                             LA MAPPA DELL'AMIANTO IN ITALIA


Incredibile a dirsi ma ancora in Italia quella dell'amianto è una questione irrisolta e, per di più, lontana dai riflettori. Il problema è tanto più grave nelle regioni (qui sopra ve ne forniamo la mappa) in cui stata è consistente in passato la presenza di aziende che ne facevano utilizzo. Tale rischio permane alto, in ragione della considerevole presenza e diffusione in quantità pericolose nei luoghi di lavoro e nelle lavorazioni, nelle abitazioni e nelle strutture pubbliche e private. Una realtà rimossa dalle istituzioni, spesso sconosciuta e sottovalutata dagli stessi cittadini non informati adeguatamente .La legge 257/92 , oltre a vietare l'uso dell'amianto e ad imporne lo smaltimento, delegava alle Regioni la definizione dei piani di bonifica e la loro realizzazione. In maniera scandalosa le previsioni di tutela previdenziale della legge sono state artatamente depotenziate ,privando i lavoratori esposti del beneficio dell'uscita anticipata dal mondo del lavoro. E' urgentissimo riprendere sul territorio l'opera di rimozione e smaltimento dell'amianto, vigilando in modo diffuso per verificare che ciò avvenga una volta per tutte. Occorre sensibilizzare, informare e prevenire il rischio amianto, verificare l'applicazione delle leggi con il monitoraggio della situazione attuale e soprattutto riproporre l'effettiva tutela dal punto di vista sanitario di coloro che in passato sono stati inconsapevolmente soggetti alle conseguenze devastanti dell'esposizione professionale, della manipolazione, dell'uso e dell'inalazione dell'amianto e di quanti lo sono tuttora.

LE DUE FACCE DELLA MEDAGLIA DEL WELFARE ALL'ITALIANA: LA STORIA DI PAOLA E LA STORIA DI CIRO

LA STORIA DI PAOLA (da www.virgilio.it ):

""""""""""MilanoItalia


La storia di Paola, la donna che vive con 200 euro al mese a Milano. Video

Venerdì, 21 settembre 2012 - 08:31:00
di Fabio Massa
Una storia incredibile. Nella Milano della settimana della moda, dei manager, c'è una parte oscura, povera, tragica. Nella metropoli c'è chi vive con 200 euro al mese. Duecento. Non un euro in più. Difficile a credersi, sembrerebbe. Per questo il conduttore televisivo Roberto Poletti, dopo la chiamata - in diretta durante Forte e Chiaro, la sua trasmissione su Antenna 3 - della signora Paola, che si lamentava appunto di vivere con 200 euro al mese, ha deciso di andare a verificare di persona. Microfono e telecamere, è andato a trovarla nella sua casa.
"Qui non pago l'affitto ormai da mesi - spiega Paola - Mi dispiace per il padrone di casa, ma non so che cosa fare. Ho sempre curato mio padre, che qualche tempo fa è morto. Con la sua eredità ho pagato l'affitto ancora per qualche mese. Poi non ce l'ho fatta più. Ero in attesa per una casa popolare, ma con il suo decesso sono scivolata in giù nelle graduatorie". Le condizioni di vita di Paola sono disperate: "Io mi faccio la doccia con l'acqua fredda perché lo scaldabagni elettrico consuma troppo. Che cosa mangio? Praticamente solo latte e biscotti. Sono andata anche alla parrocchia per chiedere aiuto. Mi hanno dato da mangiare qualche volta". Ma la cosa più agghiacciante arriva quando cala la sera. Perché Paola non accende la luce. Usa le candele: "Ho un sussidio di 200 euro, non posso permettermi di pagare le bollette".""""""""""

LA STORIA DI CIRO:

Ciro (Direttore Centrale Risorse Umane dell'INPS)

(da www.globalist.it )

""""""""""Prestito d'oro: l'Inps apre un'inchiesta
Il presidente dell'Istituto Mastrapasqua annuncia un audit sul prestito al dirigente.(...)
di Cinzia GubbiniUn'indagine interna affidata alla Direzione per la Sicurezza, guidata dall'ex generale della Guardia di Finanza Flavio Marica. L'Inps risponde così allo scandalo del prestito richiesto (e ottenuto, in quanto auto-firmato) dal direttore del personale dell'Istituto, Ciro (...). Il quale, qualche mese fa, avrebbe firmato una determina per se stesso per avere un prestito dall'Istituto di circa 155 mila euro a tasso agevolato. E' questa una concessione riservata ai dipendenti Inps: ma i prestiti - che hanno tassi molto favorevoli, del 2% - devono essere calcolati sulla base dello stipendio tabellare. E i dirigenti non possono avere più di 91 mila euro. Oltretutto esistono delle contingenze trimestrali. E Ciro (...)le avrebbe "scavalcate", adducendo motivi "gravi e urgenti". Un favore che a un qualsiasi dipendente non sarebbe mai stato concesso.(...)""""""""""

giovedì 20 settembre 2012

INCONTRO FIAT/GOVERNO : UN'IPOTESI MALEVOLA...

Dunque l'incontro Governo/FIAT sarà sabato 22 settembre. E' veramente singolare questa improvvisa fibrillazione sull'”investimento” FIAT di questi giorni. La stampa, all'unisono (in maniera, come al solito, grossolana e sospetta), sta proponendo questo giorno come quello del giudizio. Ma non dobbiamo dimenticare un avvenimento che sta procedendo parallelamente: il Governo sente di non farcela da solo a tirar fuori l'Italia dalle secche della crisi e ha chiesto l'aiuto dei Sindacati, chiamandoli a una trattativa sulla produttività che però, secondo Monti, dovrà entro fine mese portare comunque a un “risultato”, cioè a un accordo.
Ma i sindacati (tranne uno che secondo noi ha già stipulato un accordo sottobanco col governo per finalità politico-elettorali) cincischiano. Le piazze e le fabbriche li pressano, la situazione sta cominciando a diventare ingestibile anche per loro. Hanno convocato, quello era scontato, lo sciopero generale del pubblico impiego (sempre per fine mese). La carta di quello generale di tutto il mondo del lavoro (inutile, come tutti gli scioperi di un solo giorno) forse alcuni di essi, per puro spirito di bandiera, se la giocheranno tra due mesi. Ma gli scioperi servono da un po' di anni in qua solo a salvare la faccia.
Facciamo un'ipotesi: che Marchionne abbia convinto Monti Passera e Fornero che, così come avvenuto a Pomigliano, l'accordo Governo/Sindacati (anche senza la CGIL) possa andare in porto solo con un ricatto occupazionale, questa volta su più vasta scala. Ossia: se l'accordo si fa su certi contenuti, bene, la FIAT prosegue in Italia, altrimenti... E che con questa risultanza dell'incontro con FIAT poi Monti vada a sedersi al tavolo con i sindacati, per ratificare un accordo scritto dal Lingotto. Se ci pensate bene, con questa mossa, i Sindacati sarebbero in trappola, in quanto non firmare un accordo col governo con i contenuti dettati da FIAT significherebbe assumersi la responsabilità di aver concorso a chiudere gli stabilimenti e a porre in mobilità decine di migliaia di lavoratori (con le prevedibili ritorsioni degli stessi). E ad aggravare, con le conseguenze sull'indotto e il clima di pessimismo che indurrebbe, la crisi generale, economica e finanziaria, del Paese. Firmarlo significherebbe evitare lo choc-FIAT dietro l'angolo, ma perdere completamente di credibilità nel Paese. I Sindacati verrebbero percepiti come soggetti succubi dei poteri forti, mai e poi mai in grado di imporre una nuova politica industriale. In entrambi i casi la prospettiva è quella di un sindacato più diviso e quindi più debole e di una sconfitta politica e sindacale del mondo del lavoro italiano. Il problema non è di FIAT che, come risulta oggi dai giornali, sta per aprire con Chrysler centri in Australia, Giappone e Russia (dopo quelli in Argentina,Brasile, Cina e Emirati Arabi Uniti). Il problema è dei lavoratori italiani che da anni hanno ingaggiato leader sindacali poco lungimiranti che li stanno portando (non solo in FIAT) dritti dritti alla sconfitta.

mercoledì 19 settembre 2012

FIAT IN SERBIA: LA COSA CI RIGUARDA?

 
Da IL FATTO QUOTIDIANO del 18.9.2012

""""""""""Serbia salari da fame. La Fiat che piace a Marchionne. Viaggio a Kragujevac, dove il Lingotto si gioca il futuro

Stipendi da 350 euro per turni da 10 ore Gli straordinari sono spesso gratis “se lo chiede il capo”. Ponti d’oro dal governo di Belgrado, ma l’ad del gruppo aspetta ancora 90 milioni di Lorenzo Galeazzi e Vittorio Malagutti da il Fatto quotidiano Li vedi sfilare a fine turno sull'unico ponte che collega la fabbrica alla città. Polo bianca, pantaloni grigi, facce serie. Giovani in stragrande maggioranza, tanti ragazzi che dimostrano vent'anni o poco più. Alle loro spalle, sulla parete dello stabilimento, incombe una scritta a caratteri cubitali, visibile a centinaia di metri di distanza: “Mi smo ono sto stvaramo”. Che vuol dire, tradotto dal serbo: “Noi siamo quello che facciamo”. E loro fanno, eccome se fanno. Gli operai dello stabilimento Fiat di Kragujevac, 140 chilometri a sud di Belgrado, stanno in fabbrica dieci ore al giorno, per quattro giorni la settimana. Quaranta ore in tutto, con altre otto di straordinario, che da queste parti, almeno per adesso, è diventato una faticosa consuetudine. Non basta. Perché il caporeparto, spesso e volentieri, chiede di lavorare un giorno in più, giusto qualche ora per fissare un pezzo mal riuscito o per dare una sistemata alle macchine. Un'extra pagato? Magari. Tutto gratis. “Ma come si fa a dire di no al capo, che è anche un amico? ”, taglia corto un operaio, uno dei pochi che accettano di scambiare qualche parola. È vero, alla Fiat di Kragujevac non si usa dire di no. Perché in Serbia un lavoratore su quattro proprio non riesce a trovare un posto. E allora, con la disoccupazione al 25 per cento, l'inflazione al 10 e le casse dello Stato ormai allo stremo, la scritta sui muri della fabbrica (Noi siamo quello che facciamo) finisce per diventare un monito anche per chi sta fuori. Voi non siete niente perché non fate niente. E chi sta dentro la fabbrica non vuole certo tornare quello che era prima, una nullità, uno dei tanti che si arrangiano con il lavoro nero. Meglio chinare la testa, allora. Ubbidire ai capi e tacere con gli estranei . VANNO COSÌ le cose a Kragujevac, Serbia profonda, la nuova frontiera della Fiat predicata e realizzata da Sergio Marchionne. Stipendi da 300-350 euro al mese, turni di lavoro massacranti, straordinari pagati solo in parte. Prendere o lasciare. Ma un'alternativa, un'alternativa vera, nessuno sa dove trovarla. E allora bisogna prendere, bisogna accettare l'offerta targata Italia. Anzi, targata Fiat Automobiles Serbia, in sigla Fas, la società controllata al 66,6 per cento da Torino e per il resto dal governo di Belgrado. A Kragujevac lavorano circa 2.000 dipendenti: 1.700 operai, il resto sono dirigenti e amministrativi. Lo stabilimento funziona a pieno regime solo da qualche settimana, ad oltre quattro anni di distanza dall'accordo che nel 2008 consegnò (gratis) a Marchionne fabbrica e terreni dove sorgeva la Zastava, storica azienda motoristica che fin dal 1954, ai tempi della Jugoslavia di Tito, ha prodotto auto su licenza della casa di Torino. Esce da qui la 500L, l'unico modello davvero nuovo che i manager del Lingotto sono riusciti a mettere sul mercato nel 2012. “Almeno 30 mila vetture entro la fine dell'anno”, questi gli obiettivi di produzione dichiarati dai vertici della Fiat per l'impianto di Kragujevac. Obiettivi quantomeno ambiziosi. Anche perché le auto, dopo averle fabbricate bisognerebbe pure venderle. E di questi tempi, un po' in tutta Europa, le aziende del settore fanno una gran fatica a convincere i potenziali clienti. Ecco perché non si trova un analista disposto a scommettere sull'immediato mirabolante successo della versione large della 500, una monovolume che dovrà conquistare spazio in un segmento di mercato già presidiato da rivali come la Citroën C3 Picasso, la Opel Meriva e la Hyundai ix20. Anche ai più ottimisti tra i tifosi di Torino sembra improbabile che la 500L sia sufficiente, da sola, a garantire la sopravvivenza del modernissimo stabilimento di Kragujevac. "Siamo in grado di produrre tra 120 mila e 180 mila auto l'anno, tutto dipende dalla domanda di mercato", ha dichiarato il numero uno di Fiat Serbia, Antonio Cesare Ferrara, in una recente intervista all'agenzia di stampa Tanjug. Già, tutto dipende dal mercato. Anche Marchionne se la cavava così quando raccontava dei 20 miliardi di investimenti del fantomatico piano "Fabbrica Italia". Poi s'è visto com'è andata a finire. Parole al vento . IN SERBIA, invece, fonti del governo di Belgrado e anche del gruppo italiano nei mesi scorsi hanno accreditato l'ipotesi che Kragujevac possa arrivare a produrre oltre 200 mila auto l'anno. Tante, tantissime, se si pensa che quest'anno i quattro impianti italiani della Fiat non arriveranno, messi insieme, a 500 mila vetture, con la storica fabbrica di Mirafiori (quasi) ferma a quota 50 mila, forse anche meno. La domanda, a questo punto, è la seguente. Perché mai Marchionne dovrebbe accontentarsi di far viaggiare a mezzo servizio uno stabilimento nuovo di zecca, moderno ed efficiente a poche centinaia di chilometri dalla frontiera italiana? E per di più con tanto di manodopera qualificata e con un costo del lavoro pari a meno di un quinto rispetto a quello degli operai del Belpaese? Le possibili risposte sono due. La prima: la 500L si rivela un clamoroso successo planetario, travolge le dirette concorrenti sul mercato e arriva a sfiorare i livelli di vendita delle best seller del gruppo, Punto e Panda. Tutto è possibile, certo, ma al momento un boom di queste dimensioni sembra davvero improbabile. Ipotesi numero due: la 500 in versione large serve giusto per il rodaggio della fabbrica serba. Il bello (si fa per dire) viene dopo. Quando Marchionne, accantonato una volta per tutte il bluff di Fabbrica Italia, annuncerà nuovi tagli negli stabilimenti italiani. Colpa del crollo delle vendite, si dirà, che rende insostenibili i costi di produzione nella Penisola. L'alternativa? Eccola: si chiama Kragujevac. Da queste parti la Fiat ha già accumulato due anni di ritardo rispetto ai piani di partenza e non può più permettersi battute a vuoto. Il governo serbo, da parte sua, ha fatto ponti d'oro all'investitore straniero. Ha regalato terreni e stabilimento (peraltro ridotto quasi in macerie dai bombardamenti della Nato del 1999), ha istituito una zona franca, ha garantito esenzioni fiscali e contributive, ha investito decine di milioni di euro nel progetto promettendo, in aggiunta, nuove strade e ferrovie. Solo che nel frattempo Belgrado ha finito i soldi e pure il governo è cambiato. Con le elezioni del maggio scorso ha perso il posto Boris Tadic, il presidente che insieme al ministro dell'economia Mladjan Dinkic, era stato il principale sponsor di Marchionne. Adesso comandano Tomislav Nikolic (presidente) e Ivica Dacic (primo ministro), due vecchie volpi della politica locale, nazionalisti un tempo vicini a Slobodan Milosevic. Così a Belgrado non si parla quasi più di entrare nella Ue e la stella polare del nuovo governo è Vladimir Putin, che si è affrettato a promettere appoggio politico e, soprattutto, soldi a palate. ANCHE MARCHIONNE è stato costretto a fare i conti con la coppia Nikolic-Dacic. Il piatto piange. Il capo della Fiat reclamava 90 milioni cash a suo tempo promessi da Belgrado. Nessuno scontro. L'accordo è arrivato a tempo di record. Il governo si impegnato a pagare in due rate. La prima, 50 milioni, entro la fine dell'anno. Il resto nel 2013. Marchionne, che ha incontrato Nikolic a Kragujevac il 4 settembre scorso, a quanto pare si fida. O finge di farlo. Del resto il capo del Lingotto sa bene che i serbi a questo punto non possono tirarsi indietro. La perdita dei posti di lavoro promessi dalla Fiat sarebbe una catastrofe politica per il nuovo esecutivo. Marchionne, grande pokerista, ancora una volta può giocare le carte migliori. E a Belgrado non c'è neppure bisogno di bluffare. Il piano "Fabbrica Serbia" ormai è realtà.""""""""""

AGL:

noi non abitiamo in Serbia e, come tanti cittadini, le nostre fonti di informazione sono gli organi di stampa. Inoltre siamo nati, come Sindacato poco più di tre mesi fa. Quindi non abbiamo scheletri nell'armadio. Due sono le cose: o le notizie del video e dell'articolo sono false e allora attendiamo smentite dalla Azienda. Ma se disgraziatamente rispondono a verità, alcune domande sorgono spontanee. FIM, UILM,FISMIC e UGLM hanno condiviso con FIAT un tragitto fatto di grandi novità che hanno creato una piccola rivoluzione nel mondo del lavoro. Verso quale modello di industria ci stanno portando? Quale immagine dell'Italia stiamo portando in Paesi che hanno conquistato da pochi anni la libertà? Cosa ne pensano di tale situazioni le Confederazioni europee dei Sindacati cui sono affiliate le Federazioni metalmeccaniche di cui sopra? Parlerà anche di questo il Presidente Monti con Marchionne, sabato prossimo?

 

 

INPS CHIEDE RESTITUZIONE 14^ a 200.000 PENSIONATI. IL GOVERNO LA BLOCCHI E ESTENDA I BENEFICIARI

Questa è la notizia (dal Messaggero):
""""""""""ROMA - L'Inps ha deciso di ritirare la quattordicesima a 200mila pensionati che non ne avevano diritto in quanto avevano fornito dati errati relativi al reddito. L'ente ha già scritto agli interessati per informarliche era stata versata loro una somma non dovuta e che il denaro andrà restituito in dodici rate che verranno trattenute mensilmente sulla pensione a partire da novembre.

La legge 127 del 2007 prevede la quattordicesima per tutti i pensionati che hanno più di 64 anni di età e un reddito annuo di 8.649,84 euro. Per ottenerla è necessario esibire la dichiarazione dei redditi. Molti, però, nella denuncia hanno commesso errori che sono emersi quando l’Agenzia delle entrate ha ricevuto i modelli Unico 2011 riguardanti l’anno precedente. Per questo motivo chi ha ricevuto soldi in più dovrà restituire la somma ricevuta (tra i 336 e i 504 euro) con trattenute sulla pensione.

Damiano: il governo blocchi la restituzione delle 14esime. «Mancava solo la richiesta dell'Inps di restituzione della 14esima erogata nel 2009 a 200 mila pensionati a basso reddito - dice Cesare Damiano del Pd - Si tratta della classica ciliegina sulla torta della previdenza, che sta attraversando un periodo particolarmente turbolento fatto di tagli alle indicizzazioni, mancata rivalutazione e allontanamento del momento della pensione. La 14esima era stata introdotta dal governo Prodi quando io ero ministro del Lavoro e riguardava le pensioni più basse, vale a dire d'importo non superiore a circa 700 euro lordi mensili. Chiedere adesso una restituzione a pensionati di basso reddito, che hanno magari sforato per pochi euro il tetto previsto, è un'ingiustizia insopportabile. L'Inps doveva accertare preventivamente la situazione. Forse questa è l'occasione per affrontare il tema dell'estensione dei beneficiari della 14esima oltre il vecchio tetto, considerati anche i tassi di inflazione intervenuti dal 2008. Il governo intervenga immediatamente per sanare questa situazione».

Lannutti: ingiusto restituire la quattordicesima. Sulla vicenda il senatore dell'Idv, Elio Lannutti, ha presentato un'interrogazione insieme alla senatrice Giuliana Carlino e al senatore Alfonso Mascitelli. «La previdenza - dice - non è mai provvidenza e se ne accorgeranno presto i 200mila pensionati a basso reddito costretti dall'Inps a restituire la 14esima percepita nel 2009. È un'ingiustizia, un altro pasticcio di un Paese che difende le pensioni d'oro o i 25 incarichi di Mastrapasqua (presidente dell'Inps) e bastona chi supera, anche di poco, la soglia minima. Il governo, che fino adesso ha infierito solo sulle fasce più deboli, si adoperi immediatamente per fermare questa ennesima vergogna. Accanirsi sui pensionati è davvero intollerabile, visto che il diritto alla quattordicesima mensilità, riconosciuta dal governo Prodi, rappresenta una parziale risposta ai pensionati per garantire loro il recupero del potere d'acquisto delle pensioni ferme al 1992. Per questi motivi, l'Idv chiede all'esecutivo se sia legittima la procedura adottata dall'Inps per la recuperabilità di tale credito e se nell'operazione di recupero l'Inps può intaccare il trattamento minimo. Tra l'altro, vogliamo sapere se l'ente abbia rispettato o meno i termini di accertamento dei redditi previsti dalla legge. Chi ha sbagliato, paghi. E a sbagliare non sono stati certo i pensionati, che non riescono neanche ad arrivare a fine mese».""""""""""


Come AGL Pensionati condividiamo appieno la posizione dell'ex Ministro del Lavoro Cesare Damiano (PD) che, oltre a chiedere il blocco di questo provvedimento, pone l'esigenza di estendere la platea dei beneficiari della 14^ tra i pensionati. Stiamo parlando infatti di pensioni (al massimo)  da 700 euro lordi al mese.  

SANATORIA IMMIGRATI: SUBITO PROVVEDIMENTO PER RATEIZZARE COSTI E PER ELENCO ANALITICO DOCUMENTI PROBATORI

Ormai è ufficiale: la sanatoria, riguardo alle aziende, si sta rivelando un flop. Conseguenze: persistenza lavoro nero e sfruttamento, imprevisto mancato introito da parte dello Stato di imposte e contributi.
Occorre che da subito il governo adotti due provvedimenti:
- possibilità per i datori di lavoro di rateizzare, con importi realmente accessibili,  le migliaia di euro occorrenti per sanare le posizioni contributive e fiscali relative agli ultimi 6 mesi
- elenco analitico e tassativo dei documenti ammessi per provare da parte dello straniero la presenza in Italia durante il periodo di clandestinità. Le aziende infatti non sono disponibili a spendere soldi col rischio che la domanda sia bocciata.
Confidiamo nella sensibilità e tempestività del governo.

CGIL-CISL-UIL EMILIA ROMAGNA SI OPPONGONO A UN RIACCENTRAMENTO DELLA VIGILANZA SUL LAVORO IN CAPO ALLO STATO

Finalmente escono allo scoperto coloro che non vogliono in Italia una vigilanza sul lavoro seria e uniforme in tutte le regioni.
Il giorno 17 settembre la Commissione Parlamentare d'inchiesta sugli infortuni sul lavoro ha svolto un'audizione dei soggetti istituzionali e sociali dell'Emilia Romagna.Il sito nazionale della CGIL ha pubblicato il Documento che CGIL, CISL e UIL Emilia Romagna hanno consegnato alla Presidenza della Commissione.
Leggendo lo stesso, appare il seguente passaggio:
"Un completo riaccentramento in capo ad organi statali (DTL) delle competenze sulla vigilanza, ipotizzato da questa Commissione per far fronte alle inefficienze operative di taluni Regioni, altererebbe irrimediabilmente quel legame tra prevenzione e vigilanza incardinato nelle ASL."
Quindi si accetta l'attuale sistema che ha portato solo confusione di ruoli, si chiudono gli occhi sui paurosi squilibri tra regione e regione in materia, si dà il colpo di grazia definitivo al Ministero del Lavoro, opponendosi al recupero, da parte sua, di decisive competenze, in controtendenza alla spoliazione, pressochè conclusa, che lo sta interessando negli ultimi anni, con prevedibili esuberi.
E intanto sui luoghi di lavoro si continua a morire.

martedì 18 settembre 2012

6.11.2012 COLORADO (USA): REFERENDUM PER LEGALIZZARE L'USO RICREATIVO DELLA MARIJUANA

Dal sito dell'Associazione dei Consumatori ADUC:
http://www.aduc.it/notizia/referendum+legalizzazione+marijuana+novembre_124963.php

Fumare in modo occasionale marijuana renderebbe i polmoni più sani rispetto a chi si accende una normale sigaretta. I rischi per la salute polmonare legati a questi comportamenti sarebbero minori nel primo caso. A rivelarlo è uno studio dell’Università dell’Alabama, pubblicato sul Journal of the American Medical Association, che ha monitorato per circa 20 anni dei fumatori di tabacco e altri di marijuana.
Ovvio sottolineare il colpo al mercato nero e alla delinquenza di un simile eventuale provvedimento oltre al beneficio fiscale e occupazionale che ne potrebbe derivare.

CARTELLE ESATTORIALI : SONO "INESISTENTI" LE NOTIFICHE EFFETTUATE DIRETTAMENTE DA EQUITALIA A MEZZO POSTA

Le cartelle di pagamento notificate da Equitalia a mezzo posta senza l’intervento di un intermediario abilitato risultano essere illegittime; difatti la notifica cosi’ effettuata non risulta nulla, ma bensi’ inesistente, determinando come conseguenza l’inesistenza della cartella esattoriale.
Tale principio è stato recentemente ribadito dalla Commissione tributaria provinciale di Campobasso con la sentenza n. 133/2012 e dal giudice di pace di Genova sentenza n. 4486/12 , le quali seguono le sentenze della CTP Lombardia n. 61/22/10, CTP Lecce n. 909/5/09 e del Tribunale di Rossano 8/1/2008.
Sono pertanto illegittime le notifiche eseguite a mezzo del servizio postale direttamente e non tramite agente abilitato.

domenica 16 settembre 2012

UNA NUOVA SCUOLA? PER ORA SOLO IL PROFUMO...

La questione precari della scuola. Il tema di scontro di questo inizio anno scolastico è il “concorso” per 11.000+11.000 posti annunciato per i prossimi settembre ed aprile. Sembrerebbe una buona notizia per tanti giovani, forniti di laurea, bisognosi di lavorare che sinceramente aspirino a dare, nella scuola, come insegnanti, il loro contributo allo sviluppo del Paese. Senonché, da anni, nelle graduatorie ad esaurimento, ristagnano centinaia di migliaia di insegnanti precari .Questi però non sono in naftalina. Sistematicamente, ogni anno, un centinaio di migliaia di essi viene ingaggiato e poi rimesso a riposo, senza venire assunto , svolgendo, come se niente fosse, un intero anno scolastico, al pari dei loro colleghi di ruolo, insicuri della riconferma e non percependo lo stipendio a luglio e ad agosto. Gente che si capisce bene quali difficoltà, data la particolare natura del proprio lavoro, abbia ad “arrotondare” “arrangiandosi” così come è ovviamente più agevole per lavoratori di tipo manuale. Il Ministro Profumo (che come tutti i suoi predecessori, sarà arrivato già a maledire il giorno in cui ha accettato l'incarico) ha cercato di vendersi, di fronte all'opinione pubblica, il concorso con l'immagine migliore possibile, dicendo che avrebbe dato spazio ai giovani. Non l'avesse mai detto: gli hanno fatto subito notare lo “sbarramento” al 2004. Poi gli è venuto in mente (come faceva Berlusconi una volta) di dire che lui nello Stato è l'unico che sta assumendo. Anche qui faceva meglio ad evitare di dirlo, essendo i 24.000 immessi in ruolo (altro provvedimento di questo Governo) esattamente pari agli insegnanti , in concomitanza, andati in pensione. Quindi non nuove assunzioni, che avrebbero potuto attenuare il fenomeno delle classi pollaio (30-35 alunni per classe) ma semplice sostituzione numerica. Anche in questo caso c'è un elemento immateriale a pesare la cui serietà nelle conseguenze educative graverà negli anni in molti futuri cittadini adulti. Classe numerosa significa senz'altro tanta allegria ma anche didattica svolta in maniera più sommaria e sbrigativa; la precarietà dell'insegnante inevitabilmente lede l'immagine dell'educatore di giovani, i quali sin da quell'età si abitueranno a considerare tutto lo Stato precario, insicuro, non affidabile, ingrato con chi abbia conquistato, con fatica e con merito, risultati nello studio. Un aspetto interessante, per noi che ci occupiamo di sicurezza sul lavoro, è ricordare che il TU sulla sicurezza, vanto da qualche anno di questa classe dirigente, prevede un massimo di 26 alunni per classe. Possiamo immaginare quanto potranno essere sensibili alla sicurezza questi futuri imprenditori e lavoratori che sin dai banchi di scuola imparano che le leggi in materia sono lettera morta. In aggiunta, la scuola sarà pure sempre più informatizzata ma l'edilizia scolastica è peggiorata rispetto a quando ancora internet doveva vedere la luce: il MIUR ha calcolato 12.000 edifici scolastici a rischio e non si capisce come verranno messi in sicurezza. Immaginiamo che i governanti daranno la colpa a chi avrà voluto l'abolizione delle Province,,,
Se l'assistenza ai disabili ancora non è un lusso (ma ci aspettiamo prima o poi che spunti qualche tecnico a dircelo...) osserviamo che siamo messi male anche con l'attuazione completa della figura dell'”insegnante di sostegno”.
Tornando alla questione concorsi, è interessante il dibattito sulla legge “del doppio canale” che impone il reclutamento degli insegnanti per metà dalle graduatorie e per metà dai concorsi (modalità, quest'ultima, unica, secondo le previsioni della Costituzione).Ovviamente, essendo in teoria condivisibile, sempre che la Costituzione non venga cambiata in corsa (ricordiamo tuttavia che per finanziare la scuola privata tutti questi scrupoli costituzionali, da parte delle classi dirigenti,non li abbiamo riscontrati) che la prospettiva auspicabile sia quella della riconduzione totale del reclutamento alla modalità concorsuale, è chiaro che il campo di gioco, dal punto di vista politico, è quello della gestione di un periodo transitorio la cui durata, però, non a caso, è lungi dall'essere stata determinata. E qui vengono cattivi pensieri poiché molti di quegli incolpevoli insegnanti resteranno per anni in graduatoria, i ministri della istruzione (se sono veri i rumors sulla riforma elettorale) torneranno a cambiare una volta all'anno (e quindi tanti saluti alla programmazione di lungo termine) e all'opposizione i “professionisti” della contestazione continueranno per decenni a vivere politicamente su movimenti che di anno in anno rivendicheranno riforme che loro stessi sanno che non si faranno mai, Il tutto in una nave Paese che affonderà nell'incultura, nel sottosviluppo e nel debito pubblico.
Sostanzialmente Profumo intende avviare una fase transitoria in cui si faccia un concorso ogni due anni , con le modalità semplificate a suo tempo stabilite dall'ex Ministro Fioronio (PD), in cui il numero dei vincitori sia pari a quello dei posti messi a concorso, in modo da evitare gli idonei e quindi l'alimentazione di ulteriori graduatorie. Agli attuali presenti in graduatoria egli lascerebbe la libera scelta se fare i concorsi o rimanere nella graduatoria a esaurimento. Già per l'anno scolastico prossimo i due concorsi provvederanno al reclutamento di 5000+5000 nuovi insegnanti. E continuare, parallelamente, col canale di reclutamento delle graduatorie.
L'obiezione che a gran voce viene dal mondo della scuola è: ma non era meglio pensare prima a reclutare, seppur gradualmente, senza concorsi ,tutti i 150.000 precari (tenendo conto che si tratta di persone laureate, vincitrici di concorso, abilitate, pluriqualificate, ecc) e poi, eventualmente, riprendere la normalità dei concorsi?Non c'è il rischio di ingiusti “scavalcamenti “?Ma, addirittura, sono arrivate critiche sul fatto che i futuri concorsi siano riservati ai soli abilitati e non a tutti i laureati, con minore attenzione, quindi, per i giovani.
E' evidente, a nostro parere, che la responsabilità di questo caos è della maggioranza parlamentare (di cui il Ministro è espressione) che doveva cambiare la legge del doppio canale, con la stessa velocità con cui vengono approvate le leggi che procurano finanziamenti ai partiti. C'è ancora tempo. Datevi da fare. Anche perché è assurdo che in un epoca di esaltazione dei valori aziendalistici, quando effettivamente capita che una figura professionale abbia dimostrato sul campo di saper fare il proprio lavoro (i precari) ciò venga ignorato sistematicamente (e, aggiungiamo noi, irresponsabilmente).Il Ministro Profumo, invece di avvitarsi in bizantinismi, potrebbe prendere carta e penna e progettare una legge che stia in piedi, che la maggioranza possa approvare. E' un tecnico di valore, seppur non eletto da nessuno, che abbiamo “assunto” in quanto credevamo capace di risolvere i problemi, né di metterli nel congelatore né, tanto meno, come sta facendo ora, friggendoli in padella (e nelle scuole, vi assicuriamo, sta per scoppiare una rivoluzione).
Odiosa inoltre è la vicenda degli inidonei, 3500 insegnanti che si sono ammalati gravemente (fino a ieri, non potendo stare a contatto con i ragazzi in aula, potevano, ad esempio, essere impegnati nelle biblioteche, che negli anni spesso sono divenute uno dei fulcri della attività scolastica) e sono stati deportati (in conseguenza della spending-review) ad attività di competenza del personale tecnico-amministrativo (dequalificazione dal 6-7° al 4° livello, oltre allo svolgimento di mansioni non inerenti alla loro laurea).Scalzando per giunta da quegli uffici i precari ATA a loro volta in sofferenza. Questo bailamme creato, sembra, solo per risparmiare 28 milioni di euro (somma che il governo avrebbe potuto recuperare più agevolmente facendo sequestrare i beni di uno o due dei consiglieri regionali, appartenenti, però, ai partiti di maggioranza , pescati dalle forze dell'ordine, nei mesi scorsi, a intascare mazzette).
Anche nel caso della Scuola viene spontaneo il dubbio. Quale interesse possono avere Monti, Profumo, il loro Governo e la loro Maggioranza a sviluppare seriamente la scuola pubblica?

UNIVERSITA' E RICERCA: QUALI PROSPETTIVE?

E' inutile chiudere gli occhi su un fenomeno che oggettivamente sta andando avanti da anni in Italia, quello del progressivo ridimensionamento dell' università attraverso il sostanziale blocco del turn-over , la caduta delle immatricolazioni, il calo dei laureati e l'emigrazione dei cervelli. D'altra parte in Italia, al contrario di ciò che invece è accaduto, ad esempio, negli Stati Uniti, l'immigrazione è fondamentalmente concepita come afflusso di braccia e non di cervelli. E questo è un fattore che peserà in maniera determinante sullo sviluppo, nei prossimi anni, del nostro Paese.
E' controverso se di questa situazione sia causa o effetto la tendenza, da parte dello Stato, a ridurre (negli ultimi anni a tagliare) la spesa pubblica destinata alla istruzione pubblica e una certa concomitante accondiscendenza nell'allentare la tensione rivolta alla verifica che lo sviluppo della concorrente istruzione privata avvenisse effettivamente, come stabilisce la Costituzione, senza oneri per lo Stato stesso. L'attuale compagine governativa, in tal senso , ha trovato il lavoro sporco ormai quasi tutto fatto da Tremonti e, malgrado le intenzioni e i proclami, non è riuscita a invertire la tendenza né a farci intravvedere qualcosa di realmennte alternativo . La conclamata battaglia contro la dispersione scolastica,meritoria nelle intenzioni, non ha potuto approdare, con questi chiari di luna, a nulla di realmente tangibile. Si badi che nel mondo dell'istruzione la situazione è drammatica non solo dal versante dell'occupazione e del precariato ma, soprattutto, da quello della ricerca, fattore prioritario di competitività. In parole povere, anche se non ce ne accorgiamo, con pazienza, da anni, l'Italia sta ponendo le basi del suo futuro declino e sottosviluppo, irreversibili, nel momento in cui umilia e azzera la ricerca. Nell'Università, in particolare, in una situazione di calo delle immatricolazioni e di aumento dei fuoricorso, anche la mera riapertura della possibilità di aumentare sensibilmente le tasse universitarie assomiglia in maniera impressionante all'avvelenamento che provoca l'infermiere maldestro sbagliando l'applicazione della flebo al paziente. Nessuno può pensare che la mano che fermi questo scempio possa levarsi dall'Europa in cui governano proprio i nostri competitor , allettati da un declino del nostro Paese a favore della loro industria. Dobbiamo quindi pensare da soli a salvarci, se ancora siamo in tempo.
Ricordiamo i nostri preoccupanti dati di partenza: riduzione delle immatricolazioni all'università del 10%, laureati italiani al 20% dei giovani (l'UE ce ne chiede almeno il 40%) , un giovane su due che va via dall'Italia è laureato (3000 l'anno- ma è un dato sottostimato perché quelli sono solo coloro che lo ufficializzano cancellandosi dall'anagrafe-, la metà ha meno di 40 anni),immigrati che non operano un ricambio di pari livello culturale in quanto hanno titoli di studio più bassi.
Quello che negli anni '70 era lo slogan di punta dei movimenti di contestazione, il diritto allo studio, è ormai riposto in soffitta da tutti gli operatori del settore e protagonisti della dialettica politica e sociale. Il dato che l'Università sia (per qualcuno debba) essere classista sembra ormai incontrovertibile e irreversibile. E ovviamente , come logica conseguenza, il nepotismo per l'accesso alla docenza conosce una seconda gioventù, come quei parassiti che hanno sviluppato, dopo la tempesta mediatica di qualche anno fa,la resistenza ai più potenti insetticidi. E anche perché i soldi a disposizione sembrano non esserci proprio. In compenso gli istituti per il diritto allo studio spuntano come funghi, Se trovassimo la maniera di far produrre energie dalle scartoffie e dalle poltrone (escludendo la combustione) avremmo risolto il problema del deficit energetico dell'Italia.
La competenza delle Regioni, in materia di diritto allo studio, produce da anni la frammentazione delle politiche, dei flussi di denaro e un potente alibi al ministero. Esiste un grande problema relativo all'orientamento, dato che dopo il primo anno, circa il 23% degli studenti lascia l'Università. E questo abbandono arriva, negli anni successivi, addirittura al 50%.
Esistono precise strategie per ovviare a ciò. La soluzione è meno difficile di quanto si pensi, considerando che copiare, una volta tanto, da altri Paesi europei dove questi fenomeni di abbandono non si verificano, sarebbe dignitoso e meritorio da parte dei nostri governanti. Ma qui vanno a braccetto gli interessi della università privata con quelli dei falsi progressisti, spesso intrisi di pregiudiziali ideologiche incattivite dai fallimenti di lotte pluridecennali.
Che fare per trattenere laureati e ricercatori? Semplice (lo fanno già all'estero): pagarli di più, garantire loro migliori condizioni di lavoro, fare in modo che si “sistemino” nelle istituzioni e nelle imprese italiane, non chiudere loro le opportunità che si presentano, difenderli dai raccomandati, valorizzare il merito.
Fino al 2010 si tentò un piano di rientro ma da allora tutto è bloccato, con risultati insufficienti ad invertire la tendenza. Intendiamoci, la mobilità è un fattore necessario e positivo, nella ricerca come in tante altre attività. Il problema è che questi non tornano più e sfuggono l'Italia come la peste. E l'Italia, in sostituzione a loro, non è neppure in grado di essere appetibile per altri ricercatori stranieri. In Italia, poi, contrariamente a quello che accade all'estero, il contratto a tempo determinato è sinonimo di precarietà e miseria. Stiamo parlando di Università italiane ma anche di Enti di Ricerca, l'ulteriore sbocco, nel quale non c'è certo una situazione migliore. Contrariamente ad altre parti del settore pubblico in cui il blocco del turn-over , dato il progresso tecnologico e informatico, ha effetti positivi in direzione della razionalizzazione delle mansioni e della riduzione del costo del personale e quindi della spesa pubblica, nella ricerca esso è devastante in quanto il continuo ricambio e confronto anche generazionale è un riconosciuto fattore di dinamicità e successo, che rende molto di più di quanto finanziariamente investito. Se blocco del turn-over nella ricerca significa chiusura di spazi per i giovani, è ovvio che si crei un flusso migratorio verso paesi che nell'attuale fase investono molto di più in quel settore. Nell'Università l'ultimo concorso, ricordiamo, è del 2008.
Tutti quelli fatti finora sono bellissimi discorsi ma torniamo alla realtà, di tagli e spending-review Quindi, nel futuro prossimo niente soldi, per il presente utilizzo di residue risorse pubbliche e di fondi regionali o delle fondazioni bancarie private che, al massimo, consentiranno quest'anno, la abilitazione di professori di seconda fascia (l'80 % dei quali però saranno dei ricercatori a tempo indeterminato che verranno, con quei fondi residui,in tal modo, promossi. Forze nuove, come si vede, ben poche Pannicelli caldi quindi (venduti abbastanza bene con effetti annuncio) , altro che crescita fondata sul rilancio della competitività. Pensate che anche per quel risicato 20% vi saranno domande in massa poiché nessuno sa prevedere quando passerà il prossimo treno (concorso). Sembra una scena tratta da “Roma città aperta”.Povera Università italiana!A quanto afferma Profumo (procedure di abilitazione annuale già programmate fino al 2015) non crede di fatto nessuno. Perché non ci sarà più lui e non è il momento da permettersi programmi a medio termine. Il “profumo” (quello solo) c'è ma non costa nulla!
Ci sarebbero, in realtà, altre risorse, quelle europee che, tuttavia, anche in questo campo, riusciamo ad utilizzare mendo di altri Paesi. In sintesi, il problema è nella scarsa capacità di adeguamento alle regole e alle tempistiche europee da parte sia delle istituzioni che della platea di potenziali beneficiari. Non quindi un deficit qualitativo ma organizzativo, che speriamo (ormai per l'attuale tornata di fondi c'è poco da fare) possa essere colmato in occasione dei prossimi bandi.
Ritornando all'aumento delle tasse universitarie per i fuori corso, motivato dal governo con un giro di vite volto a chiedere , rispetto all'investimento finanziario che lo Stato fa per ogni studente, una maggiore e più stringente tempistica che rispetti la durata teorica del corso di studi, troviamo particolarmente odioso che l'idiosincrasia dei politici italiani per la serietà nel mantenere gli impegni, le promesse e nel rispetto dei tempi venga scaricata su giovani (e meno) che hanno coltivato per anni un sogno oneroso non certo , a quel punto, per una aspettativa professionale o di carriera ma per una disinteressata soddisfazione a voler coronare un progetto, tra tanti sacrifici, ivi compresa la condizione di studente lavoratore, spesso in nero.
Lo studio deve essere disinteressato e libero, siamo contro il numero chiuso e per l'abolizione del valore legale del titolo di studio. E' spregevole che si giustifichino mere operazioni di cassa a favore delle baronie accademiche e della burocrazia di sostegno, distruggendo i sogni di tanti giovani.
Se un giovane non ha tempo di andare all'università se non il giorno dell'esame non si capisce proprio quale onere ciò comporti per lo Stato se non quello di garantire lo stipendio a docenti evidentemente poco competitivi , seppur con buone parentele.
Si parla di autonomia e discrezionalità da parte di ogni Università, la quale, tristemente, dovrà scimmiottare i Comuni che stabiliscono l'aliquota IMU. Immaginiamo cosa accadrà...
Tolto il trucco dalla faccia, la realtà di questo governo emerge in modo impietoso. La riforma Gelmini non è stata per nulla corretta. La riforma si dice non è stata rifatta per mancanza di tempo. Qualche pezza, però, qua e là, poteva, con un po' di buona volontà, anche essere collocata. E invece, nulla di nulla.
A nostro parere l'errore di Profumo e della sua maggioranza è quello di condizionare l'operatività della ricerca alla ripresa e non di inventarsi una maniera nella quale la ricerca possa essere la causa di una ripresa. E' ovvio che la fiscalità attuale è incapiente ma altrettanto ovvio che da scelte diverse di dislocazione delle risorse potevano emergere quelle per scuola ricerca e università. Perché NON è vero che TUTTI i settori siano ormai agli sgoccioli . Nella politica, nelle istituzioni, nell'impresa vi sono realtà che ancora potrebbero e dovrebbero dare tanti soldi al Paese. Che non lo si voglia, poi, è un altro paio di maniche. Se i partiti che sostengono Monti hanno l'80% dei voti significa che forse è la gente che deve decidere con più chiarezza cosa vuole dalla politica, quale modello di istruzione le chieda di valorizzare. E poi un'altra domanda “capitale”: conviene davvero al settore privato che le risorse vengano assegnate a una ricerca i cui risultati siano di pubblica utilità? E conviene a Monti e al suo Governo spingere in questa direzione?

venerdì 14 settembre 2012

REGIONE PUGLIA: AGEVOLAZIONI ALLE PICCOLE IMPRESE

Clicca su: http://agl-puglia.blogspot.it/2012/09/regione-puglia-agevolazioni-alle.html

DALL'1.1.2013 TRATTAMENTO DI DISOCCUPAZIONE ANCHE PER I 20.000 IMBARCATI DELLA PICCOLA PESCA

In base alla riforma Fornero (L. 92/2012) anche i lavoratori della piccola pesca (ivi compresi i soci lavoratori delle cooperative di piccola pesca di cui alla legge 250/58) inizieranno a godere della nuova Assicurazione Sociale per l'Impiego (ASPI), che sostituisce l'istituto dell'indennità di disoccupazione per tutto il lavoro dipendente del settore privato.
La nuove disposizioni entreranno in vigore il 1 gennaio 2013.All'AGL Pesca ciò non basta. Vogliamo la riforma della previdenza per i pescatori, la cui normativa risale al 1958 ed è, di fatto, ormai inadeguata ai tempi.
Inoltre i pescatori continuano ad essere l'unica categoria che ancora oggi non gode di indennità economica di malattia, così come del riconoscimento dell'attività quale lavoro usurante. AGL Pesca darà il suo contributo per la conquista di questi diritti.

REGOLARIZZAZIONE EXTRACOMUNITARI : I COSTI PER IL DATORE DI LAVORO, L'ULTIMA CIRCOLARE DEL MIN.INTERNO, LE ISTRUZIONI PER COMPILARE LE DOMANDE

*I CONSULENTI DEL LAVORO PREVEDONO: "Gli arretrati retributivi, contributi e fiscali di un metalmeccanico di terzo livello costano all’azienda dodicimila euro. E pure il conto per una colf part-time non è basso, circa duemilaottocento euro".
Anche l'AGL auspica in merito una rateizzazione di questi costi per i datori di lavoro.
http://www.consulentidellavoro.it/browse.php?mod=article&opt=view&id=11438
*L'ultima CIRCOLARE del Ministero dell'Interno sulla sanatoria  circolare n. 400/C/2012 del 12 settembre 2012 dal sito www.stranieriinitalia.it
*Le istruzioni per compilare le domande : http://www.stranieriinitalia.it/attualita-regolarizzazione._le_istruzioni_per_compilare_le_domande_15815.html

CONDIZIONE DEI ROM IN ITALIA: AGL SOSTIENE LA BATTAGLIA DI AMNESTY INTERNATIONAL

In questa foto di Irene Campari (nota blogger e intellettuale in passato impegnata in politica) risalente all'agosto del 2007, il futuro Segretario Generale dell'AGL, Roberto Fasciani (camicia bianca), accompagnato dall'allora Presidente del Circolo Pasolini di Pavia ( http://circolopasolini.altervista.org/ ) Giovanni Giovannetti (oggi scrittore,fotografo,giornalista, editore, attivista politico e blogger di fama : http://sconfinamento.wordpress.com/  )  tiene una assemblea tra i lavoratori Rom accampati nell'area dismessa della ex SNIA di Pavia, successivamente brutalmente sgomberati con le loro famiglie.


Per scaricare l'odierno documento di denuncia di Amnesty International vai al sito dell'Associazione:
http://www.amnesty.it/italia-le-comunita-rom-ancora-segregate-e-senza-prospettive

INPS - LAVORI USURANTI - COME RICORRERE SE NEGATO RICONOSCIMENTO

L’INPS, con il messaggio n. 14703 dell’11 settembre 2012, fornendo istruzioni alle proprie sedi, ha sottolineato che, contro il provvedimento con il quale viene respinta la domanda di accesso ai benefici pensionistici previsti per gli addetti alle lavorazioni particolarmente faticose e pesanti, è possibile per l’interessato presentare istanza di riesame all'Inps entro 30 giorni allegando la documentazione utile per la trattazione del riesame stesso.

gli affidamenti a cooperative sociali - DETERMINAZIONE 1 agosto 2012 -AUTORITA' PER LA VIGILANZA SUI CONTRATTI PUBBLICI DI LAVORI, SERVIZI E FORNITURE : IL TESTO INTEGRALE

per il testo integrale vai al sito dell'ALCOOP-AGL. Clicca su:
http://alcoop-agl.blogspot.it/2012/09/gli-affidamenti-cooperative-sociali.html

FACCHINAGGIO: NOVITA' SU REQUISITI CAPACITA' ECONOMICO-FINANZIARIA E TECNICO-ORGANIZZATIVI

L’art. 10 del del D.Lgs. 147/2012  prevede, per le attività di facchinaggio,  che l’iscrizione al Registro delle Imprese o all’Albo delle Imprese artigiane sia subordinata alla dimostrazione della sussistenza dei soli requisiti di onorabilità. Pertanto, non saranno più oggetto di accertamento i requisiti di capacità economico-finanziaria e tecnico-organizzativi.

giovedì 13 settembre 2012

VOGLIAMO IL CONTANTE LIBERO E SENZA LIMITI, COME IN GERMANIA E IN OLANDA

Già da qualche settimana volevamo parlarne e l'articolo di due giorni fa del Prof. Luigi Marco Bassani
(leggi qui: http://www.difesa.it/Sala_Stampa/rassegna_stampa_online/Pagine/PdfNavigator.aspx?d=10-09-2012&pdfIndex=72) ce ne dà occasione.

Vorremmo, da parte nostra, aggiungere che sarebbe ora di eliminare, per i lavoratori dipendenti e i pensionati, trattenute dalle buste paga, la figura del sostituto d'imposta e l'obbligo di aprire un conto corrente.
Il motivo è semplice: la pari dignità di ogni cittadino. Non è possibile che per il lavoratore dipendente sussista una presunzione di evasione fiscale e contributiva rispetto a un lavoratore di altro tipo.
Rischio che "salti" il sistema? E' già saltato, per tutti. Quel che è rimasto, per il momento, è una sorta di "ganasce" che uno Stato incapace di colpire i veri evasori, permeabile alla corruzione e governato da una casta di parassiti, ha agganciato a una serie di figure "sfortunate", tra cui , appunto, dipendenti, pensionati e vittime del sistema fiscale e bancario. Perchè tutti gli altri sindacati sono per la sostanziale abolizione del contante (proponendo soglie irrisorie, come i 50,100, 200 o 500 euro),pur sapendo che la limitazione toccherà fondamentalmente i più umili (altrimenti perchè soglie così basse)? Perchè, se analizzate bene, vi accorgerete che gli stessi vivono di una parte dei nostri stipendi e pensioni che arrivano loro sottoforma di contributi per Caf, Patronati, CCNL, Formazione Continua, Enti Bilaterali, di trattenute sindacali, di 5 per mille, di contributi per l'editoria, di stipendi per distacchi sindacali che, nello Stato vengono pagati non dai Sindacati ma dalla Amministrazione. E poichè con licenziamenti e inflazione determinate voci di reddito vanno scomparendo o riducendosi all'osso, da parte nostra  non è più possibile, per loro, che noi si sgarri. Vorranno pure l'osso.Dobbiamo spiegarvi perchè chi lavora per la Rai (tra cui chi ha di recente proposto la totale abolizione del contante, Milena Gabanelli che, comunque, continuiamo a considerare una grande giornalista) ha interesse a che non si evada il canone (di cui, con l'occasione, proponiamo l'abolizione)e a che comunque lo Stato, anche accanendosi in maniera ineguale sulla categoria da cui è più facile ricavare entrate, non diminuisca di un euro le stesse?
Quindi, caro Monti, se Lei vuole che tutti concorrano a superare la crisi, faccia in modo che non esistano "figli di un dio minore" costretti a pagare al pari o (più spesso) di più dei più fortunati.Ci dia un pò di fiducia e respiro.Non è certo assegnandoci un mastino per controllarci che noi potremmo ricambiarLa con l'affidamento di cui ha bisogno.